Dei processi di profanazione, di dissacrazione e di evaporazione del cristianesimo, di cui il transito da Ratzinger a Bergoglio segna un episodio decisivo, si è riflettuto da più parti e con più prospettive. Voglio farlo anche io con una storia raccontata da Carlo Levi nel suo capolavoro, Cristo si è fermato ad Eboli, del 1945.
Il libro vede la presenza di un vecchio parroco di paese, Don Traiella, uomo debole, fragile e alcolizzato, però è ancora un uomo di dio ed è radicato nel mondo contadino. Don Traiella crede in Dio ed è animato dal desiderio sincero di convertire al cristianesimo i suoi compaesani: è ancora un vero cristiano.
Nella narrazione di Levi, la situazione precipita quando Traiella, nella predica di Natale, si presenta ubriaco, smarrisce le note che doveva leggere e ne segue uno scandalo generale. Per queste ragioni viene presto sostituito dall’autorità fascista del paese con un nuovo parroco. Uomo pingue e ben agghindato, un vero uomo di mondo. Il nuovo parroco, astuto e diplomatico, sa trattare con i signori e con i contadini, sa rispondere ai parametri del potere, non è vero custode dei valori cristiani e non intralcia il potere.
Senza esagerazioni si potrebbe dire un non cristiano che si rivolge a non cristiani in modo tale che resti immutato lo status quo. Il nuovo parroco addomestica il messaggio cristiano. Don Traiella era invece un vero prete cristiano pur con i suoi difetti ed errori. Invece il nuovo parroco è il prodotto ideale del potere che non vuole il cristianesimo e lo utilizzo come gran cassa.
La vicenda narrata da Levi è la plastica vicenda di quanto accaduto nel 2013, quando il balcone di San Pietro è rimasto vuoto e Papa Ratzinger è stato sostituito da un nuovo pontefice al passo con i tempi che semplicemente diffondeva un messaggio buono per tutti, in grado di integrarsi con la civiltà dominante. Proprio con il nuovo parroco di Levi, anche il nuovo pontefice non ha alcuno slancio alla trascendenza cristiana.
Sotto questo riguardo abbiamo un abbandono del cristianesimo. Non stupisce che Bergoglio non benedica mai ma che il suo sia un discorso non distinguibile a tratti da quello di un qualsivoglia esponente di partito liberal-progressista. Aveva ragione Pasolini forse quando diceva che se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa nella sua storia di potere, la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del vangelo ed è proprio quello che sta accadendo.
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