Per l’inchiesta dal titolo “Perché il conflitto è NATO” ho ritrovato tra i file diverse notizie su una lobby molto importante, filo atlantista e filo Nato, che coinvolgeva i vertici del governo ucraino, l’acronimo di questa organizzazione è “YES” che sta per Yalta European Strategy: il principale think-tank nato per discutere il futuro europeo e l’adesione nella Nato dell’Ucraina.
“YES”, si legge sul sito dell’organizzazione, collega l’Ucraina ai partner internazionali e – badate bene cosa scrivono – sostiene le forze per il cambiamento nel paese e costruisce reti di sostenitori per una nuova Ucraina.
L’incontro annuale della “YES” si è svolto presso il simbolico palazzo a Yalta, il Palazzo Livadija, dal 2004 al 2013. Il palazzo è il luogo in cui, nel 1945, l’Europa è stata divisa ed è diventato cosi il luogo, secondo gli organizzatori, per unire un’Europa più ampia che comprenda anche l’Ucraina.
Prima di andare alla descrizione vorrei darvi una piccola perla, in modo che possiate capire subito qual è il tipo di cartello che si muove dietro queste organizzazioni: l’unico italiano chiamato a farne parte, secondo il sito ufficiale, è proprio Mario Monti, ex presidente europeo della commissione trilaterale di Rockefeller, membro del committee del Bilderberg, giusto per intenderci.
“YES” ha iniziato nel 2004, quindi subito dopo la salita al potere del filostatunitense Yanukovych e su iniziativa del ricchissimo oligarca Victor Pinchuk che ha riunito trenta personalità europee e statunitensi, per fare in modo che questo “YES” diventasse ufficialmente la succursale ucraina del World Economic Forum con cui infatti l’organizzazione condivide tanti membri e molte delle riunioni si svolgono parallelamente con il World Economic Forum di Davos.
Che altro dire? Molti dei membri che ne fanno parte sono esponenti di quello che io ho definito il cartello atlantista dell’Ucraina, tant’è vero che all’interno di questa organizzazione c’è l’ex presidente della Polonia.
Ed è lo stesso personaggio che troviamo anche nella Burisma, la famosa azienda del gas ucraino nella quale lavorava anche Hunter Biden, figlio di Joe Biden. Nel cui consiglio di amministrazione c’era anche Igor Kolomoisky, quel famoso oligarca ucraino proprietario del canale televisivo dove è andata in onda la serie televisiva dedicata a Zelensky, lo stesso Kolomoisky considerato il principale finanziatore dell’attuale presidente dell’Ucraina.
L’ex presidente della Polonia ossia colui che ha portato la Polonia nella Nato e nella UE, in due mandati diversi, risiede nel consiglio di amministrazione della Burisma insieme Kolomoisky che ha finanziato Zelensky e insieme al figlio (fino a qualche anno fa) del presidente Biden.
Di intrecci ce ne sono davvero tantissimi, difficili da riassumere in pochi minuti, però vi assicuro che questa organizzazione aveva cooptato Zelensky, tanto è vero che nel 2020 parteciperà insieme a Victoria Nuland, vicesegretario di stato americana, considerata la vera eminenza grigia degli affari statunitensi in Ucraina. Se guardate sul sito ufficiale nel 2020 era insieme a Zelensky a questa riunione, mentre lui giurava ai partecipanti ai membri atlantisti, che avrebbe riportato la Crimea all’Ucraina, sottraendola alla Russia e che quella non era una promessa – perché non lo avrebbe fatto soltanto a parole – in quel think tank stava nascendo il fronte filo-statunitense, fronte che avrebbe cooptato Zelensky e lo avrebbe poi trascinato in guerra con Putin.
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