L’altra faccia della guerra. Il conflitto in Ucraina procede senza soluzione di continuità dal 24 febbraio 2022. Mesi e mesi di bombe, distruzione, morte e sdegno collettivo. La lotta tra guerrafondai e pacifisti domina la scena nei tavoli di confronto in tutto il pianeta. Putin e Zelensky a confronto anche come personaggi mediatici.
Così nasce una retorica da curva. Le opposte fazioni discutono animatamente su una rappresentazione della realtà macchiettistica, ma lontana dalla verità e approssimativa nei contenuti. Ai microfoni di Un Giorno Speciale il giornalista Nico Piro ha raccontato l’esperienza professionale che ancora oggi sta vivendo in Russia. Nel libro ‘Maledetti pacifisti – Come difendersi dal marketing della guerra‘ il cronista descrive la narrazione del conflitto in Ucraina da un punto di vista diverso da quello del mainstream atlantista.
Il serio rischio di vivere le atrocità della guerra ancora per anni e anni passa anche per le parole, incluse quelle degli opinionisti. In assenza di una svolta concreta e di una narrazione che incentivi la diplomazia gli animi si esasperano. E non solo quelli degli addetti ai lavori. Sentite la testimonianza ai microfoni di Stefano Molinari.
Sulla libertà di stampa
“In generale è difficile stare in paesi dove la libertà di stampa è compressa. Per giunta in un paese in guerra. Questo è il nostro lavoro. Io non devo riportare la versione ufficiale. Io devo provare a dare a chi sta a casa il contesto fatto di dati, notizie, informazioni. Il clima si è avvelenato in Italia. Noto che se da Washington racconti quello che ha detto Biden o da Buenos Aires racconti ciò che ha appena detto il portavoce del Ministero degli Esteri argentino è giornalismo, se invece da Mosca riferisci le dichiarazioni del Governo russo sei un portavoce dello stesso esecutivo“.
I punti di vista sull’invasione dell’Ucraina
“Sul caso Assange credo sia abbastanza paradossale che un uomo che ha svelato crimini di guerra sia in galera e rischi di passarci tutta la vita. Qui a Mosca ad esempio ci sono delle limitazioni. Basti pensare che l’invasione dell’Ucraina deve essere chiamata ‘Operazione speciale’. L’importante è essere leali con i propri spettatori“.
Dalla Russia ci si può recare in Ucraina per raccontare il conflitto?
“Io sono stato nelle due Repubbliche autoproclamate del Donetsk e del Luhansk, cioè la parte separatista dell’Ucraina. Questo automaticamente ti fa inserire in una lista di persone non grate nella stessa Ucraina. Sono arrivato al confine tra Russia sud-occidentale e la Repubblica di Donetsk diversi giorni prima dell’inizio della guerra perché avevo capito che le cose stavano precipitando. L’obiettivo era entrare proprio a Donetsk ma, alla fine, non sono riuscito a passare la frontiera. Questo fatto mi ha consentito di avere una visione più ampia di quello che stava accadendo anche in Italia nel racconto del conflitto“.
‘Maledetti pacifisti’
“Il titolo ‘Maledetti pacifisti’ è chiaramente sarcastico. Per la prima volta, dai tempi del Vietnam, c’è un conflitto rispetto al quale c’è una sorta di atto di fede. Quindi o sei con la guerra o sei una specie di nemico della patria e amico del dittatore. Questo fatto mi ha sconvolto. Oggi accade così per la guerra, domani per che cosa? L’opinionista con l’elmetto ce lo ritroviamo anche al bar la mattina. Il problema è che noto persone, che la guerra non l’hanno mai vista, criticare figure come il povero Domenico Quirico che è stato 152 giorni in prigionia in Siria. C’è uno stigma su chiunque decida di portare avanti un ragionamento diverso sul tema. Io me ne sto accorgendo sulla mia pelle“.
La strage dei civili morti
“Di questa guerra la notizia che non viene raccontata è il numero dei civili morti. Più si combatte, più il numero aumenta. Possiamo dire tutto quello che vogliamo, ma resta il dato di come risolvere. Credo che gli italiani avessero la possibilità di farsi un’idea su Putin il 7 ottobre 2006 quando è stata uccisa Anna Politkovskaja, la coraggiosa giornalista russa. Dopo quella data non è successo niente. Dopo il 24 febbraio scorso ci accorgiamo che Putin è cattivo. Ciononostante continuiamo a comprare petrolio dai sauditi o proviamo a prendere petrolio dall’Iran o dal Venezuela (dove fino a tre anni fa volevamo cambiare il “regime”). Se in Ucraina si continua così ho paura che si arriverà a combattere ancora per anni causando altra morte e distruzione. Si potrebbe giungere ad un tavolo di pace con condizioni peggiori rispetto a due o tre mesi fa“.