Con la vicenda di Luigi Di Maio che ha compiuto una vera e propria scissione formando un gruppo che a lui risponde, assistiamo alla decomposizione definitiva del Movimento Cinque Stelle e si tratta di una decomposizione tragicomica, le cui avvisaglie già percepivamo da tempo, i cui prodromi già avevamo visto rapidamente. Adesso vediamo di spiegare gli effetti con tutto ciò che ne consegue.
Possiamo dire senza tema e senza ambagi che la decomposizione tragicomica del Movimento Cinque Stelle è stata necessario vorrei dire, un esito necessario di un Movimento fondato sul nulla che adesso nel nulla ritorna. Un Movimento che si è letteralmente ‘mosso fino a diventare ciò contro cui combatteva’, se volessimo dirla con una formula liberamente mutuata e parlata da Federico Nietzsche. Il Movimento non ha mai voluto essere un partito, sempre preferendo la forma del Movimento. Il partito ha una forma organica, strutturata con un’ideologia che poi, Gramsci docet, una filosofia anche che diventa mobilitativa per le masse: si fa politica ideologica, per l’appunto. Il M5S non ha mai voluto essere un partito in questo senso, è sempre stato un Movimento dunque liquido per definizione e per questo ha assunto tutte le forme possibili senza mai averne una propria. Con le grammatiche di Zygmunt Bauman potremmo dire che, almeno nel caso italiano, il M5S è stato il primo partito liquido proprio perché privo di forme e disponibile ad assumerle tutte. Era in origine un movimento contro la casta, oggi sembra essere quello che difende gli interessi della stessa.
In origine sembrava essere un Movimento contro l’Unione Europea, delle banche e degli hub finanziari, adesso ne diventa uno di chiara ispirazione europeista. In origine sembrava essere un movimento contro la Nato e l’atlantismo, adesso invece ne diviene una rocca forte, anche dell’Imperialismo USA. Appunto un Movimento liquido in grado di assumere tutte le forme in maniera precaria senza mai averne una propria e alla fine, proprio come capita talvolta ai liquidi, è evaporato senza lasciare traccia di sé nell’aria, come gli anelli di fumo che si decompongono nell’aria stessa.
Il M5S è una formazione post ideologica ed è vero, certo ha avuto anche dei meriti perché ha spostato l’asse del dibattito politico dalle obsolete categorie di destra e sinistra verso nuove categorie, se volete anche verso una nuova geografia politica e tuttavia a ciò non ha saputo dar seguito fino infondo: tant’è che alla fine si è riallineato a pieno con il potere dominante. In origine ebbe una fortissima carica critica e anti-adattiva, contestando i gangli della globalizzazione turbo-capitalistica, come già riportato: Unione Europea, libero mercato concorrenziale, Stati Uniti d’America e imperialismo. Alla fine però, un poco alla volta, il M5S è venuto decaffeinandosi fino a diventare ciò contro cui combatteva: uno dei tanti puntelli su cui il sistema dominante del global-capitalismo si fonda. Ecco perché il momento emblematico di questo passaggio resta quel discorso di Napoli del 2019 di Beppe Grillo che, dopo aver mandato alla malora per molto tempo le caste e le élite della classe dominante, si rivolse allo stesso modo allo stesso modo a quei militanti del M5S che erano contrari all’alleanza con il Partito Democratico e alla svolta adattiva del M5S. Insomma, chi di ‘vaffa’ colpisce, di ‘vaffa’ perisce e adesso stiamo assistendo a questa dinamica involutiva che porta un movimento liquido per definizione, a dissolversi, a evaporare senza lasciar traccia di sé.
Radio Attività – Pillole del pensiero quotidiano con Diego Fusaro