Le elezioni che si sono svolte in Francia ci danno alcuni segnali notevoli, direi positivi. Segnali che non debbono essere trascurati e che debbono essere oggetto di una riflessione filosofica-politica. Benché Macron fosse sostenuto dal poter liberal-finanziario, egli uomo prodotto in vitro da Rothschild, non ha fatto ottenuto la vittoria assoluta come l’ordine neoliberale sperava.
Da un certo punto di vista si potrebbe intendere quella di Macron come una sconfitta e ciò alla luce delle aspettative e del dispiegamento immenso e inaudito da parte dell’intero apparato di potere. L’intero establishment stava con Macron, banchiere garante della plutocrazia neoliberale, nemico giurato dei populismi e dei sovranismi, della sovranità popolare che rappresenta la base della democrazia.
Si tratta di un segnale forte, questo è il punto relativo delle elezioni di Francia. Il sistema neoliberale principia ora a rilevare le proprie crepe per quel che riguarda la questione dell’economia e del lavoro, ma poi anche, in misura non minore, la gestione della guerra affianco dell’imperialismo senz’anima del dollaro.
Prova ne è, anche qui da noi, che il clero giornalistico regolare e il clero intellettuale secolare esibiscono in queste ore in maniera scomposta il loro sdegno per l’inatteso risultato delle elezioni francesi. I circenses accademici, intellettuali, giornalistici, mediatici, sostengono che la Francia ora è meno forte nel combattere la Russia e che ciò potrebbe avere ripercussioni in negativo sull’Europa tutta.
Quando il clero intellettuale, il circo mediatico e i circenses giornalistici piangono, si tratta inevitabilmente di un buon segnale che indica come sia in crisi il potere neoliberale che li sostiene economicamente avendo in cambio da essi sostegno ideologico. È un buon segnale questo indebolirsi di Macron, questo emergere di forze come la Le Pen e Jean-Luc Mélenchon che quand’anche non siano condivisibili in tutte le parti del programma, segnalano che il nemico sta subendo una battura d’arresto. Il nemico si chiama Macron dacché egli incarna il globalismo finanziario.
Bisogna creare il prima possibile un forte unitario al globalismo capitalistico che riesca a riunire e radunare tutte le forze anticapitalistiche che credano nella sovranità popolare ossia nella democrazia nazionale come fondamento di resistenza all’opera del capitalismo cosmopolita senza frontiere che si incarna in Francia in monsieur Macron.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro