La Nato ha tenuto a precisare che non può essere giudicata per i crimini di guerra e non può essere giudicata in ragione del fatto che essa ha ‘l’immunità’. Insomma, nessuno osi far valere la pretesa di giudicare la Nato per i suoi crimini di guerra che sono tanti e dei quali voglio rammemorare, ad esempio, quelli in Serbia del 1999. La cosa stupefacente sta nel fatto che non soltanto i crimini di guerra della Nato non possono essere giudicati ma, a rigore, nemmeno possono essere definiti tali. L’ordine del discorso politicamente corretto ed eticamente corrotto infatti, gli appella tutt’al più a danni collaterali rispetto a un processo (in sé buono) di esportazione della democrazia dei diritti, un processo in sé positivo di abbattimento delle dittature e di lotta per la libertà dei popoli sottomessi.
Insomma, la Nato ha sempre ragione per definizione e non è possibile criticarla. Ancor più giudicarla. Mi siano consentite allora soltanto due liberazioni telegrafiche: in primo luogo la Nato pretende sovranamente di ergersi a giudice della storia universale, condannando e assolvendo a seconda del proprio punto di vista insindacabile ma poi anche bombardando e distruggendo in nome di un bene di cui si definisce la monopolistica detentrice. In secondo luogo, la Nato sembra dunque ammettere l’esistenza dei propri crimini di guerra nell’atto stesso con cui (parafrasando una nota canzone italiana) ‘nessuno la può giudicare’.
Su questo tema bisognerebbe davvero rileggere con cura i testi di Danilo Zolo, il quale alla giustizia dei vincitori ha dedicato larga parte delle proprie fatiche teoriche. Oltre a Danilo Zolo, tornando più indietro nella storia, sarebbe anche il caso di rileggere (tra l’altro) il primo libro della Repubblica di Platone. In particolare la figura di Trasimaco e la sua definizione della giustizia. Trasimaco, nel dialogo di Platone, sottolinea come la giustizia coincida molto spesso con l’utile del più forte. In sostanza, il più forte impone come giusto il proprio punto di vista e come ingiusto, per converso, tutto ciò che al proprio punto di vista si oppone.
Non abbiamo forse nel quadro di rapporto di forza globale, con l’imperialismo statunitense in primo piano, una piena attuazione del teorema di Trasimaco? Non è forse vero che ciò che viene presentato come giustizia internazionale (e su ciò Danilo Zolo svolse considerazioni preziosissime) in realtà altro non è se non l’utile del più forte, in questo caso della civiltà del dollaro? Non è forse vero che la giustizia internazionale assume a sé stesso un punto di vista chiaramente particolare ma spacciato per universale cosicché può appellare giusto ciò che coincide con l’interesse economico, imperialistico della parte dominante? Lo sapeva già Antonio Gramsci quando nei quaderni del carcere diceva che molto spesso l’Occidente si identifica con l’umanità e pretende di spacciare per umanità il proprio punto di vista. La propria collocazione particolare.
Insomma abbiamo a che fare assai spesso, anche nel caso della giustizia, con quello che possiamo definire l’imperialismo dell’universale. Insomma è il particolare che si spaccia per universale e che come tale si impone anche manu militare. È il caso della Nato in questi anni, lo abbiamo visto: continua a presentarsi come un organismo di difesa quando in realtà è un organismo di guerra imperialistica. Continua a dire che serve a proteggere il mondo occidentale quando in realtà l’abbiamo inteso (in specie dopo il 1989) serve a imporre i modus occidentale al mondo intero, abbattendo ogni forma di resistenza e chiamando ciò ‘esportazione dei diritti e della democrazia’.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro