Così leggiamo in un prezioso articolo del Fatto Quotidiano fin dal titolo: “La Russia non è isolata, le sanzioni fanno flop e irritano gli antiPutin”. Si tratta di un titolo efficace perché in due righe dice l’essenziale. Proviamo celermente a commentarlo con categorie filosofico-politiche.
Il Fatto Quotidiano spiega che la Russia non è isolata. Neil Novi si dirà, perché è già da tempo che appare piuttosto solare questa verità. La Russia non è isolata, semmai isolata è l’Europa che, con le sanzioni contro la Russia, ha scelto in maniera sciagurata la via del proprio isolamento. Basterebbe anche solo avere sotto mano una cartina per comprendere questa evidente verità. Con le sanzioni alla Russia e quindi con la rottura delle relazioni tra Russia ed Europa, non è la Russia a essere isolata ma l’Europa.
La Russia, a Oriente, ha un mondo intero con il quale dialogare e intrattenere relazioni, magari anche contratti commerciali e nessi solidali o positivi rispetto all’Imperialismo statunitense. L’Europa, per parte sua, spezzando il legame con la Russia si è letteralmente isolata da tutto il mondo orientale ed è divenuta ancor più succube della civiltà del dollaro, dalla quale già dipendeva. Si badi, non vedeva l’ora di spezzare questo legame con la Russia per poter dominare ancor meglio e ancor più radicalmente l’Europa stessa.
Secondo punto che emerge dall’articolo del Fatto Quotidiano è il seguente: “Le sanzioni fanno flop”. Ebbene sì, già da tempo lo dicevamo e del resto c’era un chiaro segnale che l’Europa continuasse senza tregua a fare nuovi pacchetti di sanzioni e con ciò segnalando apertamente che i pacchetti di sanzioni non stavano producendo gli effetti sperati ma, anzi, forse stavano indebolendo il sanzionante più che il sanzionato. Il flop delle sanzioni dovrebbe essere letto proprio in questa chiave ermeneutica, esse lo sono non soltanto perché non hanno nemmeno graffiato la Russia di Putin che ogni giorno sembra più forte, ogni giorno rinvigorita e ringalluzzita: mai il rublo è stato così forte, mai la Russia ha goduto di così buona salute dopo la fine del comunismo storico novecentesco. Ma se le sanzioni fanno flop è anche per un’altra ragione convergente: esse, proprio come un boomerang, sono tornate sulla testa di chi le ha prodotte, cioè l’Europa stessa, che in grazia di quelle sanzioni si sta indebolendo, retrocedendo, perdendo peso, non soltanto sta diventando sempre più succube di Washington ma sta vedendo anche la propria economia e il proprio stile di vita andare a rotoli, tutto per colpa di queste sanzioni che – diciamolo apertis verbis – l’Europa mai avrebbe dovuto fare in nome del proprio interesse ma che ha dovuto fare perché è solo una colonia di Washington. Se l’Europa deve obbedire cadavericamente, densa com’è, costellata com’è di basi militari statunitensi che la rendono una colonia senz’anima, un cane al guinzaglio di Washington.
Ultimo punto adombrato dall’articolo del Fatto Quotidiano è l’irritazione degli ‘antiPutin’. Questi sono coloro i quali potrebbero essere definiti gli ‘imperialisti washingtoniani d’elezione’. Sono coloro i quali abbaiano scompostamente verso tutte le dittature del mondo senza poi dir nulla in concreto contro quell’imperialismo a stelle e strisce che in nome di presunti diritti umani e democrazie d’asporto, insanguinano senza tregua il mondo imponendo la loro idea di giustizia che si traduce infondo e puntualmente in questo assioma: tutti devono piegarsi a Washington perché soltanto essa è la missione civilizzatrice di esportazione della libertà. Chi non si piega a Washington è perciò stesso un nemico della libertà, un dittatore e come tale deve essere rieducato con bombardamenti etici, interventismi umanitario, missili democratici ed embarghi terapeutici. Ecco perché effettivamente è più importante oggi che si crei un fronte del dissenso, multi-polarista (magari capitanato dalla Russia e dalla Cina) in grado di resistere al delirio imperialistico di onnipotenza della civiltà dell’hamburger.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro