L’OMS due anni fa dichiarava emergenza sanitaria internazionale con una maggioranza di voto contraria (sei contrati 4 quattro favorevoli), oggi ne paghiamo ancora le conseguenze: “Il discorso sta sfuggendo completamente al senso normale delle cose, ci troviamo di fronte a un problema di conflitto di interesse e sarà il caso che le persone se ne rendano conto perché a livello istituzionale è tutto quanto normato e normale. Nella bilancia che rappresenta l’etica delle cose, sull’altro peso si trova normalmente il conflitto di interessi oppure il profitto. Perciò più il profitto (e quindi il conflitto di interesse) diventa importante a livello di peso, minore sarà l’etica che viene applicata in questo caso a ciò che stiamo prendendo in considerazione.
Arriviamo al punto che abbiamo gli enti regolatori che consigliano la vaccinazione in gravidanza, la casa farmaceutica ti dice che non abbiamo i dati (né di efficacia, né di sicurezza)”. Così interviene il Prof. Giovanni Frajese in diretta ai nostri microfoni. Gli enti regolatori, da rigidi controllori di interventi sanitari, cosa stanno diventando oggi? Che ruolo hanno avuto all’interno della dinamica obbligatorietà/non obbligatorietà vaccinale? “Il corpo è mio vale solamente per le donne che vogliono abortire e non per chi vuole scegliere se vaccinarsi o meno? O per credere a una storia oppure no? O se si preferiscono approcci terapeutici e/o stili di vita differenti da quelli proposti?”.
Quello che la nostra democrazia ha sempre avuto come fondamento, rispetto e sviluppo della persona, oggi viene scambiato per qualcos’altro. Complessivamente si parla del concetto di individualità, quello che la storia italiana ha esaltato sia a livello istituzionale che culturale e che Frajese analizza nel dettaglio: “Quello che molte persone sono già disposte a fare nella vita normale ossia cedere la propria capacità ragionativa e logica a un Governo che gli fa da padre padrone e che comunque nel teorico interesse loro dovrebbe scegliere quella che è la strada migliore per la collettività. In realtà quello che stiamo assistendo è proprio questo: in una maniera già utilizzata in Russia e in tutte le dittature di tipo comunista, il senso della collettività nell’immaginario collettivo molto più importante di quello individuale della libertà di scelta. Il vero problema è che la nostra democrazia non è basata sul concetto di collettività, non siamo degli insetti sociali come api e formiche ma creati da individui che sono individui e hanno caratteristiche particolari.
In Italia è difficile che un concetto di questo tipo può andare bene a tutti. È un dato oggettivo nella storia: ogni qualvolta c’è qualcuno che si prende a cura il bene della collettività, se questo qualcuno ha qualche conflitto di interesse, il bene della collettività diventa un qualcosa da sfruttare per il proprio o altrui vantaggio. Spero che da questa fiducia ceca in una scienza che non è più scienza (in maniera autocratica come per esempio quella dell’OMS) si capisca che la responsabilità della propria vita bisogna comprenderla in maniera individuale e non nel collettivo in quanto schiavi”.