Il New York Times ha fatto sapere in questi giorni di non avere di fatto alcuna simpatia per Giorgia Meloni e per il suo partito. Con un articolo piuttosto pungente, il New York Times infatti ha segnalato che per l’Italia, con l’eventuale vittoria delle destre più o meno radicali legate a Giorgia Meloni, il futuro sarà grigio.
Come sempre la civiltà del dollaro, ossia il padrone a stelle e strisce, decide di interferire con le politiche delle sue colonie e l’Italia – non dimentichiamolo – è dagli anni ’40 ad oggi, essenzialmente una colonia di Washington. Insomma il padrone a stelle e strisce fa sapere che gradisce un governo fucsia – arcobaleno non di destra bluette. E dire, paradosso dei paradossi, che la destra bluette si era tanto prodigata nelle settimane scorse per ostentare il proprio atlantismo integrale.
Giorgia Meloni lo aveva detto apertamente: “noi siamo filo-atlantisti dal ’48 ad oggi”. “La destra è totalmente atlantista” era stato detto giusto per rassicurare tutti circa il reale posizionamento delle destre sullo scacchiere geopolitico internazionale. Lo sappiamo, del resto, nel secondo ‘900 la destra più o meno radicale è stata di fatto un fenomeno di normalizzazione atlantista del paese in funzione antisovietica e anche oggi dopo la caduta del Muro di Berlino continua ad essere saldamente dalla parte di Washington. Eppure Washington fa sapere che -benché la destra abbia espresso apertamente il proprio atlantismo – preferisce quello della sinistra. La cosa da sottolineare è che destra e sinistra in Italia fanno attualmente a gara per chi può mettersi meglio a disposizione del padrone a stelle e strisce.
La parabola inizia già con Berlinguer e Almirante – anche se loro erano infinitamente più grandi dei loro successori contemporanei, innegabile – entrambi erano già di dichiarata fede atlantista. Lo era Almirante che di fatto, in funziona antisovietica, appoggiava nemmeno troppo obliquamente gli Stati Uniti. Ma atlantista lo era ugualmente Berlinguer, il quale diceva senza perifrasi edulcoranti, che era necessario rimanere sotto l’ombrello della Nato.
Insomma una volta di più possiamo ragionevolmente dire che, benché la destra dica apertamente di essere atlantista per la visione del mondo centrata sull’imperialismo della Nato, la sinistra è preferita dall’imperialismo stesso. Paradosso dei paradossi se ci pensate. Come a dire “la sinistra fucsia-arcobaleno, nemica del lavoro e amica del capitale, riesce a rendere persino superflua la destra perché rappresenta meglio la visione della destra, quella legata alla visione del capitale non del lavoro, degli Stati Uniti e non dei popoli oppressi. Con una battuta possiamo dire che “con una sinistra così, con una ‘sinistrash’ così, la destra stessa risulta superflua” perché la sinistra attualmente rappresenta meglio la visione centrata su Washington e sul suo imperialismo. Ebbene, sotto questo riguardo, la nostra tesi dell’alternanza senza alternativa è comprovata: destra e sinistra oggi inscenano una finta contrapposizione e in realtà sono le due ali della aquila neo-liberale che volteggia rapace nel cielo e aggredisce i popoli oppressi e le classi lavoratrici fingendo di porre in essere un’alternanza che in realtà non c’è, quella tra destra e sinistra, ma destra e sinistra sono due “nuance” , due versioni fintamente diverse del medesimo e il medesimo in questo caso è esattamente la negazione di ciò che fu il discorso Marxista, che era per il lavoro contro il capitale, che era per i popoli oppressi contro l’imperialismo.
Oggi destra e sinistra sono egualmente per il capitale contro il lavoro e per l’imperialismo contro i popoli oppressi e sotto questo riguardo il padrone a stelle e strisce ci fa sapere che preferisce addirittura la sinistra, forse perché è arrivata dopo a questa versione delle cose e forse perché ultimamente sta manifestando, quello che si dice, lo zelo del neofita: rappresenta ancora meglio la visione del mondo americanocentrica e del capitale.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro
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