Viviamo nell’epoca che in tanti modi può essere definita ma anche nel seguente: l’epoca diseducata per eccellenza. Il termine educazione deve essere preso nella sua accezione originariamente greca. I greci definivano Paideia quella che noi definiamo educazione.
L’educazione nel suo senso più ampio coincide con il modo con cui ci innalziamo al di sopra della immediatezza naturale con cui veniamo al modo. Educarsi vuol dire proprio questo, sollevarsi, innalzarsi, portarsi al di sopra della mera situazione di fatto della natura. Compito essenziale di ogni uomo è quello di compiere l’esodo dalla caverna della diseducazione, in modo che ognuno possa innalzarsi dal suo stato naturale.
Educare deriva dal verbo latino “educere” che indica un moto da luogo dall’alto verso il basso, dunque è un portare fuori innalzando. L’educazione indica una strada irta, in salita, che porta fuori verso la luce, significa innalzarsi, tirarsi fuori dalla condizione bassa. L’altro termine che può essere posto in relazione con l’educazione è quello della formazione, un dare forma come ad una statua in cui lo scultore imprime una forma.
Noi da tempo viviamo nel tempo della diseducazione, un tempo in cui si fa vanto di essere incolti. L’epoca in cui l’ignoranza viene vista come un valore mentre il sapere viene visto come un ostacolo. Per questo dobbiamo ripartire dall’educazione intesa in senso platonico, uscire dalla caverna nella quale siamo.
Per questo è così importante la consapevolezza. Il filosofo è colui che ama l’educazione per eccellenza e per questo sente l’esigenza di uscire dalla caverna, con lo sforzo cinetico della fuga verso la luce.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro