Alla fine è successo ciò che temevamo: ora il capitalismo può riorganizzarsi

L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha reso in questi giorni ufficiale ciò che da tempo temevamo, ciò che in fondo non era poi neppure molto difficile da prevedere: ebbene sì, il vaiolo delle scimmie è stato dichiarato ufficialmente emergenza planetaria. Ciò vuol dire, se letto in trasparenza, che l’emergenza epidemica non sta finendo e non finirà. E non solo perché continuerà, come si è già compreso da tempo, l’emergenza legata al Coronavirus e alle sue sempre rinnovantisi varianti: oltre a ciò, abbiamo già fatto una nuova emergenza epidemica legata al vaiolo delle scimmie e ufficialmente riconosciuta come esistente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Insomma, come volevasi dimostrare, non soltanto l’emergenza del Coronavirus non sta finendo (anche alla luce delle nuove varianti e ogni variante, per definizione, è la penultima), ma anche in ragione del fatto che nuove emergenze epidemiche vengono già intraviste all’orizzonte, o addirittura già annunciate e riscontrate in maniera ufficiale. Anche alla luce di questa nuova emergenza possiamo ribadire allora con convinzione la nostra tesi, quella che abbiamo sostenuto in fondo fin dal febbraio-marzo 2020 in relazione all’epifania del Coronavirus: quel che stiamo vivendo, da ormai più di due anni, non è semplicemente, né soprattutto, un’emergenza epidemica, è invece anzitutto, primariamente, soprattutto, il laboratorio di produzione dei nuovi assetti sociali, politici ed economici di un capitalismo di nuovo tipo, mutato, di una variante del capitalismo potremmo anche dire.

Un nuovo capitalismo che si fa autoritario e repressivo, un nuovo capitalismo terapeutico (lo chiamo ‘il Leviatano tecno-sanitario’) che impiega l’emergenza permanente in guisa di metodo di governo delle cose e delle persone: se l’emergenza permette al potere di fare ciò che senza l’emergenza non potrebbe fare, non stupisce allora che il potere stesso impieghi l’emergenza esattamente in vista di quest’obiettivo strategico. Per questo motivo l’emergenza non deve finire poiché, se essa finisse, eo ipso finirebbe anche il metodo di governo che sull’emergenza si fonda.

La questione, ancora una volta, dev’essere interpretata con lenti filosofico-politiche, ancor prima che con lenti medico-scientifiche: detto altrimenti, il lessico medico-scientifico, la super struttura medico-scientifica, viene utilizzata da ormai più di due anni come grande sovrastruttura che nasconde, e insieme santifica, i rapporti di forza in fase di riorganizzazione all’interno del global-capitalismo, il quale sta procedendo a una riorganizzazione autoritaria di sé e delle proprie strutture: non ci toglie, genericamente, libertà e diritti, al contrario protegge le nostre vite dal pericolo delle emergenze e per farlo ha bisogno di limitare libertà e diritti, proponendo sempre da capo la bilancia tra sicurezza e libertà.

Per garantire la sicurezza di tutti e di ciascuno occorre rimodulare i diritti e le libertà e, in tal guisa, i più guardano a ciò che viene loro garantito (la sicurezza nel tempo dell’emergenza) e non tanto a quel che vanno perdendo e che mai più probabilmente riconquisteranno: diritti e libertà. Questo è il ‘paradigma bio-securitario‘, come lo abbiamo appellato. Ed è per questo che fin da subito puntammo il dito su una questione che ci pareva della massima importanza e che tuttavia tendeva a essere trascurata: le misure d’emergenza quanto dureranno di preciso? Sono strumenti o sono fini? Verranno meno quando finirà l’emergenza? E se l’emergenza non dovesse mai finire, rimarranno per sempre anche le misure d’emergenza? Se ci viene detto che le libertà sono interrotte, sospese e limitate per il tempo dell’emergenza, cosa succede se l’emergenza non finisce o se nuove emergenze, come quella del vaiolo delle scimmie, fanno la loro epifania? Tante domande che dovrebbero essere poste e che competono primariamente al campo operativo del pensiero pensante, cosa davvero importante in un’epoca come la nostra in cui tutti calcolano e pochissimi ancora pensano.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro