Di importanza vitale e strategica per il modo della produzione capitalistico contemporaneo, è una categoria specifica che, con il lessico dei mercati, definirò la coolness, l’essere cool a tutti i costi. Il divertirsi e il vivere la vita come se fosse un happy hour permanente. Insomma vivere in maniera neo-edonistica, secondo il più perfetto sogno di felicità a buon mercato che il capitalismo rende quotidianamente disponibile per tutti o per quelli che possano permetterselo.
Nel quadro del turbo-capitalismo post borghese che ha preso forma dopo la caduta del Muro di Berlino, l’addomesticamento di ogni pulsione rivoluzionaria anti-sistema avviene tramite la coolness, la variante post-moderna del panem et circenses già noto a Giovenale. Del resto Pascal ci ha insegnato che divertirsi significa questo: distrarsi pensando ad altro. È chiara la funzione governamentale del divertimento dal punto di vista del potere, anzi il potere più precisamente usa le due leve del divertimento come distrazione o della paura come metodo di assoggettamento.
La coolness post-moderna si determina come ostentazione di stravaganze compatibili con la logica del capitalismo, come forma di bizzarria esibita e rivendicata, come se ciò fosse l’essere trasgressivi ma in realtà pienamente in linea con l’essenza stessa di un capitalismo che non si basa sull’inerte mantenimento dei propri presupposti, quale che fosse conservatore. Il capitalismo si basa anzi sull’incessante mutamento dei propri presupposti e condizioni fondamentali.
Chi pensasse oggi di essere antagonista, rivelandosi trasgressivo, starebbe sbagliando di grosso. Essere trasgressivi significa essere conformisti rispetto alla logica di un capitalismo che ci vuole tutti trasgressivi, tali dunque da superare ogni limite in nome della logica della valorizzazione infinita del capitale. Il tratto più tipico della coolness sta proprio in questo, un nuovo capitalismo di consumo che deve abbattere ogni limite, quel capitalismo bene delineato da Pasolini che aveva capito come si stesse transitando da un capitalismo disciplinare, borghese, neofascista e clericale, ad un nuovo capitalismo basato solo sul godimento.
Tutto deve essere disponibile senza limiti, in forme portate necessariamente all’eccesso. La trasgressione rappresenta al meglio l’essenza del conformismo del capitalismo edonista di libero consumo, il capitalismo della liberalizzazione integrale individualistica dei consumi. Il capitalismo di libero consumo vuole soggetti trasgressivi e bizzarri che sulla passione rivoluzionaria facciano prevalere la passione per la stravaganza interna al paradigma del consumo. Rispetto a giovani stralunati che pensano di essere trasgressivi, affermo che più rivoluzionarie sarebbero 4 suore che leggessero e commentassero passi di Tommaso d’Aquino.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro