La “manina” Usa sulle dimissioni di Draghi: lo scontro tra fazioni a Washington travolge ora l’Italia

Da una parte ci sono i neocon americani che sono alleati dei Dem dell’amministrazione Biden, sono quei pazzi guerrafondai che vogliono arrivare dal 2014 allo scontro diretto con la Russia, credono che rilanciare la leadership americana debba passare per forza da uno scontro con la Russia da considerare come primo round della guerra con la Cina. Quindi sono quei folli che vogliono rilanciare la leadership attraverso la guerra.

Dall’altra parte negli apparati americani ci sono i c.d. neorealisti che fanno capo allo spietato Henry Kissinger e che vedono come principale ostacolo alla leadership statunitense la Cina. Dunque vedono la Russia in una funzione anti-cinese. Indurre Putin ad entrare in Ucraina, ad uno scontro diretto, non farebbe altro che avvicinare la Russia alla Cina, rafforzando il principale nemico degli Usa.

Nel 2014 tali apparati avevano chiuso un occhio sui colleghi statunitensi che avevano portato al rovesciamento del governo ucraino più vicino alla Russia. Il senatore John McCain aveva addirittura parlato su un palco insieme ai rivoltosi. Questi comportamenti non vennero accettati dagli altri apparati neorealisti Usa. Kissinger lo scrisse chiaramente: in questo modo spingete Putin ad intervenire in Ucraina. Se continuati così non avrà altra scelta che entrare in Ucraina e non potrà fare altro che avvicinarsi alla Cina.

Ora che hanno avuto ragione consolidandosi la partnership tra Russia e Cina, si sono resi conto che devono intervenire altrimenti rischiano che gli USA perdano la loro leadership. Quindi assistiamo alle dimissioni di Boris Johnson, principale fautore della linea della guerra a tutti i costi. Egli è stato spinto alle dimissioni da quegli apparati che vedono nello scontro con la Russia qualcosa di assolutamente nefasto per la leadership americana.

Draghi ha avuto esattamente la stessa linea di Boris Johnson e a distanza di 7 giorni ha fatto la stessa fine: entrambi costretti a alle dimissioni evidentemente indotte. Chi aveva una posizione ambigua è stato per il momento avvertito. Ho annunciato questo scontro in atto, portando le prove. Sulla rivista Foreign Affairs volavano gli stracci, con Kissinger che scriveva contro i neocon americani per la loro strategia di portare Putin in guerra e i neocon americani che accusavano i neorealisti di essere troppo blandi, facendo rischiare di perdere la leadership USA.