Malasanità pandemica ▷ Alterio: “Ho rischiato la vita, ma al pronto soccorso ero solo una non vaccinata”

La pandemia ci ha insegnato una cosa: che rispetto al Covid, tutto passa in secondo piano. Lo dimostrano i pazienti oncologici, che hanno visto rallentare le somministrazioni di chemioterapia e radioterapia. Lo dimostra la riduzione in tutto il mondo degli screening oncologici agli inizi dell’emergenza. E lo dimostra, oggi, anche la storia di Tiziana Alterio, giornalista e scrittrice.

“Mi sono svegliata una notte con il cuore che batteva in modo completamente diverso. In quel momento pensavo di avere pochi minuti di vita. Sono corsa in ospedale. Non essendo vaccinata, hanno iniziato a inveirmi contro: in un momento in cui io credevo di stare per morire è stato un brutto colpo, mi sono sentita come fossi stata catturata dalle mani del nemico“.

“Mi hanno subito diagnosticato una fibrillazione atriale in corso, ma ho dovuto implorare, fino alle lacrime, di prendersi cura di me nel modo migliore possibile perché il fatto che non fossi vaccinata aveva creato problemi. I medici mi trattavano come fossi un’appestata. Mi hanno tenuta 18 ore in fibrillazione atriale perché non avevano un farmaco. A quel punto, mi hanno trasportata in un altro ospedale e, con il farmaco giusto, è rientrata la diciannovesima ora: so che stare più di 24 ore con una fibrillazione atriale è faticoso“.

Ma per la giornalista non era finita qui. “Sono stata dimessa dopo 4 giorni e diversi accertamenti. Mi è stato detto che era tutto ok, invece sono tornata a casa e avevo un intuito, cioè che non fosse tutto ok. Mi hanno vista tre o quattro cardiologi (per altro io ho avuto la possibilità di andare dai migliori). Alla fine mi hanno diagnosticato un bel buco al cuore, un foro interatriale di 2,5 centimetri, una malformazione congenita. L’ho sempre avuta ma non me ne ero mai accorta perché non mi aveva mai dato grandi manifestazioni”.

Poi, la riflessione. “Sono stata fortunatissima perché ho avuto un intuito. E allora mi sono chiesta quante persone, anche giovani, dopo qualche anno muoiono di infarto magari per una superficialità estrema. Ho pensato di intervenire, di fare qualcosa. Non tanto per me, che ormai sto bene, bensì per altre persone, per la giustizia”.