4 luglio 2006, forse più bello che nel 1970

“L’Italia vola verso la sesta finale della sua storia. Evitati, con merito, i calci di rigore.
E, forse, l’impresa di Dortmund è più rilevante ancora di quel 4 – 3 del 1970

E anche quella volta il confronto entrò nella storia del calcio; a pensarci bene, quella volta più che in ogni altra occasione, compresa quella epica e ritenuta inarrivabile dell’Azteca al Mondiale messicano del 1970.

L’Italia in finale, 4 luglio 2006.
Gli azzurri battono la Germania 2-0 dopo i tempi supplementari e si guadagnano l’accesso al capitolo conclusivo del Mondiale 2006, da disputare domenica 9 luglio a Berlino.
La Germania, padrona di casa, viene eliminata dal gruppo Lippi al termine di una partita tiratissima, ma a tinte sempre più azzurre col passare dei minuti, nonostante l’equilibrio del risultato sia arrivato oltre il
novantesimo. La svolta al dodicesimo del secondo tempo supplementare con la rete di Grosso e con il raddoppio di Del Piero un minuto dopo. E la contesa, l’ennesima contro i tedeschi, finisce con le lacrime di gioia degli azzurri, con i nostri avversari di sempre sconvolti e il CT Klinsmann che tenta di consolarli.

La cronaca

L’arbitro messicano Archundia fischia il via in uno stadio colorato di giallorossonero. Non molti i tifosi italiani, che sfiorano le cinquemila unità. I veleni della vigilia restano nell’atmosfera. I fischi dei tifosi tedeschi alla fine del nostro inno pure.
L’Italia fa l’Italia: non si lascia intimidire e parte bene. Al 16′ Totti, ispirato fin dall’inizio, pesca libero Perrotta, il centrocampista si allunga la palla e Lehmann riesce a bloccare in due tempi. Al trentesimo ancora un lampo azzurro: Grosso scende sulla sinistra e mette al centro per Toni che gira a rete. Provvidenziale il salvataggio di Metzelder. La Germania è scossa, ma al minuto 34 pareggia le occasioni da rete: Pirlo perde palla a metà campo, Klose apre a destra per Schneider: destro dai sedici metri, alto sulla traversa.

L’Italia gioca bene, in modo fluido con Totti via via più efficace a un tocco sulla trequarti; i tedeschi creano però azioni pericolose quando giocano in verticale. A centrocampo bene Pirlo, al solito. In difesa, come di consueto, troneggia su tutti uno straordinario Cannavaro.

Durante l’intervallo Lippi non cambia nulla. Dopo cinque minuti Klose entra in area, salta Cannavaro e Gattuso e solo l’uscita di Buffon sventa la minaccia. Ed è ancora il portiere azzurro a salvare la porta della nazionale sventanto una girata in area di Podolski. Il ritmo si fa poi più compassato; Marcello Lippi se ne accorge e dalla panchina invita gli azzurri in modo veemente a prendersi la partita. Al
minuto 29 scocca l’ora di Gilardino che sostituisce Toni.

Nella Germania Odonkor prende il posto di Schneider. Il tempo di riprendere il gioco e Totti imbecca, una volta ancora, il rapidissimo Perrotta in area: Lehmann esce a valanga e respinge di pugno, come spesso ha dovuto fare sin dall’inizio.

I 90 minuti finiscono senza che lo zero a zero venga scartavetrato dal tabellino. Si va ai supplementari con Iaquinta al posto di Camoranesi. Lippi rischia, rinforza l’attacco e i risultati arrivano nel momento più importante.

Si parte e in un minuto l’Italia colpisce un palo con Gilardino e una traversa con Zambrotta. La Germania vacilla, paurosamente. Lippi toglie Perrotta e fa iniziare la partita di Del Piero. La stanchezza si fa sentire, nel mentre. I tedeschi avevano già nelle gambe la mezz’ora dei supplementari contro l’Argentina. Ma proprio allo scadere del primo tempo supplementare Podolski divora l’occasione per segnare: cross di Odonkor, testa dell’attaccante tedesco e palla a lato. Si dispera uno stadio intero, tifosi italiani a parte.

Il secondo supplementare si apre con un doppio brivido per gli azzurri. Prima una mischia in area tedesca che Del Piero non riesce a concretizzare; poi, sul ribaltamento di fronte, l’ennesimo grande intervento di Buffon su tiro di Podolski. La partita resta in equilibrio perfetto. Poi, al 13′, la magia di Grosso che gira di interno dalla destra, supera il portiere e spalanca le porte della finale agli azzurri con un fremito di rete. Un minuto dopo il colpo del ko per i tedeschi: raddoppio di Del Piero con un destro a rientrare dopo un gran lavoro preparatorio di Gilardino. Lehmann non riesce a protendersi fino a schiaffeggiare la traiettoria arcuata: l’Italia vola verso la sesta finale della sua storia. Evitati, con merito, i calci di rigore. E, forse, l’impresa di Dortmund è più rilevante ancora di quel 4 – 3 del 1970.


Paolo Marcacci