Sembra un paradosso e lo è in effetti. È uno dei tanti paradossi che innervano la civiltà a capitalismo integrale, la civiltà tecnomorfa in cui tutti calcolano, pochi pensano e nessuno crede. Una società in balia di un mistico rapporto con i dati e con le informazioni, da un vero culto animata verso le merci e verso la crescita smisurata. Un mondo nei cui spazi blindati nessuno è più in grado di stabilire relazioni e connessioni. Di nuovo un paradosso se considerate che viviamo in un’epoca del wireless ma senza reti, in un’epoca delle community digitali prive di comunità, in un tempo che grazie alla globalizzazione rende distante ciò che un tempo era vicino e vicino ciò che un tempo era distante. Ancora, una società in cui tutto viene condiviso compulsivamente sui social e al tempo stesso non si è più in grado di creare legami e di condividere qualcosa in senso proprio.
L’apologo che meglio ci permette di capire tutto questo e la situazione urgente nella quale ci troviamo è forse ne “Il Piccolo Principe”, capolavoro di Saint-Exupéry. Il piccolo principe, come sapete, incontra la volpe e quando le chiede di giocare con lui ella rifiuta perché non è stata ancora addomesticata: ebbene sì, non vuole giocare con il principe perché questi ancora non l’ha addomesticata. Il piccolo principe non sa cosa voglia dire addomesticare e la volpe allora gli spiega che è una cosa che non si usa più: vuol dire creare legami, questo significa addomesticare. “Per ora” dice la volpe “tu sei uno tra centomila altri bambini e non ho bisogno di te, sei identico agli altri. Come tu per altro non hai bisogno di me perché io sono una volpe uguale a centomila altre volpi. Se tu mi addomestichi allora avremo bisogno l’uno dell’altro, dacché tu diventeresti per me unico al mondo proprio come io addomesticata diverrei per te unica al mondo”. E ancora prosegue la volpe: “gli uomini non hanno più tempo di conoscere niente, comprano dai mercanti cose già bell’e fatte ma visto che non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici.
A quel punto il principe reso edotto dalla spiegazione della volpe si accorge dell’importanza del creare legami e dell’addomesticare e si accorge anche dell’importanza della sua rosa. La sua rosa è importante perché è resa tale dal tempo che egli ha dedicato a prendersi cura di lei, è questo che rende la rosa così importante, spiega Il Piccolo Principe.
Il fabula docet di questa narrazione che, solo ad un primo livello, si presenta come ispirata per i bambini, come dedicata alle menti più piccole, perché il suo insegnamento è grande, importante, rivolto a tutte le età. Il suo grande insegnamento è quello per cui occorre tempo e pazienza per creare legami e i legami implicano sempre un prendersi cura, tema fondamentale al quale Martin Heidegger in “Essere e tempo” ha dedicato pagine memorabili: l’uomo è quell’ente che si prende cura.
Il “Besorgen”, il prendersi cura è la cifra esistenziale del nostro essere al mondo, ed è curioso che, paradossalmente, anche l’ambito medico intenda oggi la cura come qualcosa di soltanto tecnico, tralasciando completamente questa dimensione, il prendersi cura dell’altro. Abbiamo bisogno, dunque, di spezzare le barriere di questa mistica dell’individualismo che ci vuole tutti Robinson isolati (e Robinson, come sappiamo, è l’odissea dell’individuo isolato).
Dobbiamo ricreare legami. Dobbiamo spezzare l’individualismo ovunque imperante. Dobbiamo saper prenderci cura degli altri. Dobbiamo addomesticare le cose e gli esseri umani. Dobbiamo tornare a prenderci cura del mondo per prenderci cura realmente anche di noi.
Ecco perché la rivoluzione parte sempre anche dalla soggettività di ciascuno e tornare a prendersi cura di sé, degli altri e del mondo può essere un primo punto fondamentale, perché è il nostro prenderci cura delle cose degli altri che le rendi importanti e che ci rende parte di una relazione comunitaria in cui le cose non sono soltanto degli utilizzabili ma hanno un valore in sé, un valore che scaturisce oltre tutto anche dal nostro prenderci cura di loro.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro