Una follia per amore. Fu così che il Presidente Franco Sensi nell’estate del 2000 fece l’impossibile per piazzare un colpo monstre: Batistuta. Scudetto punto e basta. Questo il diktat che dominava la mente del patron giallorosso in quel periodo.
Solo qualche mese prima gli acerrimi rivali della Lazio avevano esultato per il trionfo tricolore. La corazzata di Cragnotti era destinata prima o poi a giungere a dama. Il materiale tecnico a disposizione di Sven-Goran Eriksson era semplicemente favoloso: Nesta, Mihajlovic, Veron, Salas, Nedved e tanti altri fuoriclasse. Nella stagione del giubilo biancoceleste l’altra sponda del Tevere soffrì qualche incompletezza di troppo nell’organico offerto a mister Capello.
Al primo anno a Trigoria don Fabio raccolse un sesto posto in classifica non proprio esaltante. Serviva a quel punto qualche tassello di spessore top. Ecco allora che tutte le attenzioni si concentrarono sul bomber argentino della Fiorentina. Al Franchi Gabriel era un idolo assoluto. I viola non lo avrebbero certo mandato via a cifre irrisorie. Nel mese di maggio il Re Leone esternò a reti unificate la volontà di cambiare aria per alcune incomprensioni insanabili con Cecchi Gori e soci. Da quel momento si scatenò un braccio di ferro tra club romanista, vertici dirigenziali toscani e agente del calciatore. Settimane di dibattiti, indiscrezioni, voci di corridoio e aggiornamenti in quantità industriale. Insomma, la febbre Batistuta salì vertiginosamente all’ombra del Colosseo.
2 giugno: il grande giorno
Le parti ufficializzarono l’affare. 70 miliardi di lire alla Fiorentina: roba da matti. Il tifo giallorosso esplose in una irrefrenabile festa collettiva. Il popolo giallorosso si ritrovò in massa il 6 giugno 2000 sugli spalti dello stadio Olimpico. Carlo Zampa chiamò a gran voce il nome di Gabriel Omar Batistuta. Gli ultras risposero con un grido di esultanza che scosse tutto l’ambiente. Il nuovo secolo culminò per il sudamericano con 20 reti in campionato. Quella era la Roma di Antonioli tra i pali. Il trittico Samuel-Zago-Zebina per la retroguardia. Cafu e Candela sulle corsie. Tommasi ed Emerson in mediana. Totti, Batistuta e Delvecchio (o Montella) in attacco.
Dopo un anno esatto il cerchio si chiuse. Roma scudettata il 17 giugno 2001. 80mila cuori battevano all’unisono prima del kick off del match contro il Parma. Finì 3-1 per i giallorossi. Totti, Montella… Batistuta. In serata oceanico concerto di Antonello Venditti al Circo Massimo. 70 miliardi per un sogno diventato realtà. I soldi non fanno la felicità? Lasciamo la risposta a voi lettori.
Alessandro Iacobelli