La vicenda di Taiwan
A proposito dell’incresciosa vicenda di Taiwan – con l’ingerenza abituale da parte della civiltà del dollaro – così si è espresso nelle ore scorse il Ministro degli esteri russo Lavrov: “Usa fanno quello che vogliono, come in Ucraina”. Parole molto precise e taglienti, quelle di Lavrov, che tuttavia mi pare colgano perfettamente nel segno rispetto al generale modus operandi della civiltà del dollaro. La civiltà che ritiene di essere l’unica indispensabile al mondo e di più, quella che reputa di avere una missione divina fondamentale: estendere ed allargare la libertà e i diritti al mondo intero, facendo sì che il mondo passi sotto la tutela della civiltà del dollaro in quanto tale.
A questo riguardo, Lavrov coglie un punto essenziale: gli Stati Uniti fanno letteralmente quello che vogliono dacché presentano ogni volta quel che vogliono come fosse volto a garantire la pace, il benessere, la prosperità del mondo intero, senza che (naturalmente) nessuno abbia mai assegnato questa “special mission” agli Stati Uniti (che ritengono infatti sia stata assegnata loro direttamente dal Divino Monarca).
Sotto questo riguardo possiamo sintetizzare le parole di Lavrov con un antico detto di origine medievale, radicato nella filosofia politica medievale, quod placuit principi, habet vigorem legis (quel che è piaciuto al principe ha poi il vigore della legge) detto altrimenti: il principe decide sovranamente quel che è giusto in base ai suoi desideri. Nessun’altra descrizione meglio di questa, in effetti, fa leva sul modus operandi degli Stati Uniti che, anche ora, hanno già deciso a Taiwan di utilizzare l’area come punto caldo della nuova guerra fredda con la Cina proprio come in Ucraina già da tempo utilizzano quell’area “atlantizzandola” e riempiendola di contingenti della Nato come bastone (secondo la felice formula di Giulietto Chiesa) contro la Russia. Eppure possiamo ben dire che i patti erano chiari a suo tempo: nulla osta sovietico alla riunificazione delle due Germanie in cambio della non-espansione della Nato ad est. Più chiaro di così, eppure la Nato ha violato i patti e ha di fatto causato un poco alla volta la scellerata guerra in Ucraina.
Il modus operandi americano
Diciamolo ancor più direttamente: l’espansione della Nato verso oriente viene oggi celebrata, dagli aedi del nuovo ordine globale a trazione atlantista, come la marcia inarrestabile della democrazia e dei diritti. L’opposizione russa a questa avanzata – a questo imperialismo sarebbe naturale dire – viene dagli stessi aedi del pensiero unico politicamente corretto diffamata come frutto dell’ossessione antidemocratica della dittatura russa, ancora una volta una narrazione con un duplice presupposto che fa si che la narrazione stessa sia ampiamente mendace: con la sua incessante avanzata verso oriente di fatto fino ai confini con la Russia la Nato, questo è il punto, sia è rivelata una volta di più un’alleanza militare offensiva e non difensiva. La Nato, non mi stancherò di ribadirlo, è il braccio armato del capitalismo atlantista, è il vettore sanguinario della globalizzazione americano-centrica: quella globalizzazione che giustifica, sempre e di nuovo con la foglia di fico dei diritti da asporto e con la democrazia missilistica, i propri crimini imperialistici.
L’imperialismo non si mostra mai col proprio volto luciferino infatti deve sempre nascondersi dietro alla foglia di fico e la maschera dei diritti e della democrazia. Ecco perché ha ragione Lavrov sotto questo riguardo: gli Stati Uniti fanno letteralmente quel che vogliono o, avrebbe detto il vecchio Tacito, “fanno il deserto e poi lo chiamano pace”.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro