Il futuro dell’Italia è appeso ad un filo: questa è la vera minaccia di un sistema in crisi

La critica al sistema capitalistico e la proposta di un’economia umanistica incentrata sul lavoro e non sul capitale risiede nel fatto che in Italia non si ha una distinzione tra piccole e medie imprese, ma tra piccole e micro-imprese. Basti pensare che, su quasi 17 milioni di lavoratori in imprese italiane nella situazione pre-pandemica, oltre 7 milioni risultava impiegato nelle aziende di micro dimensione. Aziende che, secondo i parametri europei, occupano meno di dieci addetti. Volendo procedere a delle valutazioni morali in economia, è necessario considerare che nel 2020 in Italia una famiglia su otto non aveva nessun membro con un lavoro.

Bisogna capire che il futuro dell’Italia dipende dalla prosperità delle imprese famigliari, cioè da quel family business che è stato il modello vincente nel nostro Paese nel dopoguerra. Invece, negli ultimi mesi e anni, tutti stanno andando su un modello di aziende di tipo corporate, ovvero le grandi imprese.

Le grandi imprese, come Amazon, Google, Microsoft e Apple, ragionano per big data, software e intelligenze artificiali. Tuttavia, l’Italia, osservando i dati, occupa un grande numero di lavoratori, cioè la maggioranza relativa, nelle micro-imprese. Quest’ultime sono tipicamente famigliari, e, nella situazione paradossale italiana, fanno fatica a pagare in quanto ci sono famiglie che lavorano e famiglie che danno lavoro. Il punto è che questo sistema si sta bloccando poiché tutto il denaro è destinato alle corporate e alle imprese in Borsa. Ci si trova davanti ad un cortocircuito del sistema, e se non si torna a porre l’attenzione sul lavoro piuttosto che sul capitale si rischia di avere un’economia sistematicamente in crisi.