Quali sono le criticità del mercato europeo dell’energia? Come e perché è nato? La risposta a queste domande è fondamentale per capire il momento storico che stiamo vivendo, con bollette salatissime che molti di noi – ormai lo dicono molti analisti – non riusciranno purtroppo a pagare. Prova a rispondere a questi interrogativi Sergio Giraldo, giornalista de La Verità ed esperto di energia: “Non è una situazione che arriva all’improvviso, è il frutto del processo di liberalizzazione dei mercati che è iniziato alla fine degli anni Novanta con le direttive europee che hanno aperto i mercati ex monopoli (anche quelli dei servizi pubblici essenziali, come gas, energia elettrica e trasporti). Di per sé è un metodo che potrebbe anche funzionare, il problema è che la liberalizzazione è stata condotta male“.
Quali sono state le conseguenze di questa liberalizzazione? “Tutte le attività che prima venivano svolte da un unico soggetto sono state spacchettate, dando vita a una catena del valore fatta di tanti pezzettini. Chiaramente, ognuno di questi pezzettini, essendo un’azienda privata, ha necessità di fare utili: introdurre, quindi, la concorrenza all’interno di questo sistema ha fatto in modo di esplodere e magari rendere anche più efficienti certi processi, ma nella realtà – almeno inizialmente – ha provocato un aumento dei costi perché ciascuna parte, naturalmente, vuole un proprio profitto”.
E oggi? “Un primo ordine di problemi è stato liberalizzare questo mercato affidandosi a un piccolo mercato che sta in Olanda dove vengono scambiati quantitativi ridicoli di gas, che però sono agganciati a tutto il resto del mercato europeo. Negli ultimi vent’anni è invalsa la pratica di vendere gas con un prezzo variabile, ossia il prezzo del TTF (quello olandese appunto). Finché questo prezzo è stato basso tutto bene, quando ha iniziato a salire sono arrivati i primi problemi. Perché ha iniziato a essere alto a un certo punto? Per due motivi: il primo motivo è che è stato lanciato qualche anno fa il cosiddetto ‘Green Deal’, cioè l’idea che siccome il mondo sta per finire, noi dobbiamo assolutamente liberarci degli idrocarburi e passare al rinnovabile. Già l’‘effetto annuncio’ ha avuto come effetto quello di fermare gli investimenti negli idrocarburi, quindi c’è stata meno disponibilità sia di petrolio sia di gas. E siccome il mercato è fatto di domanda e offerta, se la domanda resta quella ma l’offerta cala, il prezzo sale”.
Poi: “Il secondo problema è che questo mercato europeo del gas è un mercato che compra sempre perché l’Europa non produce gas ma lo consuma soltanto, quindi in giro per il mondo chi produce gas sa che l’Europa comprerebbe quasi a qualsiasi prezzo perché oggi il gas è essenziale. In questo caso, il ruolo della Germania è stato pesantissimo: l’Europa ha concentrato la gran parte della propria offerta di gas nella Russia. Questo è stato un errore strategico gravissimo fatto per l’avidità del sistema industriale e finanziario tedesco, che ha preferito comprare gas dalla Russia per immensi quantitativi, evitando di diversificare il rischio su altri Paesi”.