Oggi desidero parlarvi di quello che chiamo ‘Il teorema di Callicle’. Ma chi è Callicle? È uno di quei protagonisti del Dialogo di Platone chiamato Gorgia che interviene confrontandosi con Socrate dando vita a quel Dialogo che, secondo Platone, è la sola via per la verità. Secondo quanto spiega Platone nella lettera settima infatti, solo mediante il dialogo in presenza (quindi non con lo scritto o con la presenza online come di questi tempi) si può divenire alla verità. Può cioè sorgere e divampare la fiamma della verità che scaturisce dall’incontro-scontro di visioni diverse che, confrontandosi, dialetticamente si superano in una più alta sintesi che diviene appunto la verità.
Ed ecco che nel Dialogo di Gorgia troviamo la figura di Callicle che, tra le altre tesi espone quella secondo cui, per essere felici occorre non già governare e disciplinare i desideri bensì lasciarli crescere all’infinito in maniera deregolamentata e ‘anomica’, diremmo oggi. Stando a Callicle infatti, ‘la sfrenatezza, la dissolutezza e la libertà, se si trovano in condizioni a loro favorevoli, costituiscono la verità e la felicità. Tutte le altre cose non sono che orpelli, convenzioni degli uomini contro natura, chiacchiere che non valgono proprio nulla’. Queste le parole di Callicle, così come vengono esposte da Platone nel Gorgia. Insomma, stando a Callicle, abbiamo un solo modo per essere giusti e felici: seguire liberamente, al di là delle convenzioni, la natura che ci vuole ‘macchine desideranti’ (direbbe Deleuze). Semplici portatori di desideri che debbono essere esauditi senza limitazioni, in maniera sfrenata, senza altro ma secondo natura.
A questa tesi, Socrate ribatterà ripugnando quella opposta secondo cui, cito dal Gorgia “La vita ben ordinata che paga ed è soddisfatta di quello che si trova ad avere è la più alta”. Insomma Socrate prova a ridisciplinare i desideri, sostenendo che la vita giusta è quella in cui i desideri non vengono soppressi ma nemmeno prendono il sopravvento di fatto portando alla distruzione della ragione. Quella proposta da Callicle è la vita del Caradrio. Questo nell’immaginario greco era un uccello voracissimo, a tal punto da mangiare ed evacuare senza posa. Ebbene possiamo dire che nel contesto contemporaneo siamo tutti un poco figli di Callicle e siamo tutti un poco simili al Caradrio, l’uccello immaginario che evacua senza posa e senza interdizioni.
In effetti il tempo del neoliberismo sembra essere il tempo di Callicle per eccellenza, quello della deregulation dei mercati e dei desideri, della deregolamentazione economica e insieme della deregolamentazione antropologica. Quella che va ripetendo life is now e che dunque bisogna godere: gaudeamus igitur, senza impedimenti, senza interdizioni, soltanto mirando alla crescita ipertrofica dei nostri desideri e delle loro soddisfazioni, anche le più perverse.
Dobbiamo perciò ripartire forse da Socrate ora più che mai per contrastare l’ego del neoliberismo perché quella dall’alto è anche una lotta antropologica, non dimentichiamolo: dobbiamo contrastare il Callicle che è in ciascuno di noi e per farlo dobbiamo ripartire dalla saggezza socratica, quella che afferma che la nostra anima e tripartita ed è simile a una biga alata, in cui l’intelligenza (il nous) rappresenta l’auriga e il cavallo nero, quello del desiderio incontrollato, deve essere non abbattuto, semplicemente disciplinato. Questo significa che non bisogna distruggere i desideri o annichilirli, né bisogna dedicarsi completamente ad essi come vorrebbe Callicle. Bisogna semplicemente disciplinari, porli sotto la guida della ragione pensante.
Ecco cosa dobbiamo fare più che mai: ripartire dalla cultura e dalla saggezza per dare il giusto connubio di desiderio e pensiero o, se preferite, di ragione e desiderio. Di modo che nessuno dei due sparisca ma che si trovi un giusto equilibrio che permetta davvero di far ‘prosperare una vita felice e giusta’, per dirla con Socrate.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro