Meloni, i mercati non impazziscono (e potrebbe non essere un buon segno)

Sarà il governo dei migliori“, e già così potrebbe inquietare qualcuno.
La prima definizione del probabile governo a trazione Meloni la dà il fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto al Messaggero e, visti i precedenti di quell’epiteto, può senz’altro lasciare perplessi.
Di stucco rimane Claudio Cerasa sul Foglio, perché ci fa notare oggi un fatto interessante: se con la vittoria del centrodestra impazziscono i paladini della cultura woke (LGBT che si sentono attaccati e simili), lo stesso non vale per i mercati. Che invece però davamo tutti sull’orlo del collasso quando abbiamo visto i primi exit poll.
Non è accaduto, per farla breve: la borsa di Milano ieri è stata addirittura la migliore in Europa, lo Spread non supera quota 240 e nessun grande fondo negli ultimi due mesi ha invitato a dirottare fuori dall’Italia i propri investimenti.

Insomma, i mercati non credono nel “ritorno al fascismo”, e neppure gli americani di cui ieri tanto si divulgavano le critiche nere delle prime pagine. L’amministrazione americana, per bocca del Segretario di Stato Antony Blinken, si è in realtà espressa positivamente sulle elezioni, arrivano a toni da elogio nei confronti di Giorgia Meloni & Co.
I mercati sono belli tranquilli, ma il rischio è che questo apparente silenzio rischi di diventare assordante per gli interessi degli italiani. Se infatti dal mondo della finanza non ci sono allarmi particolari, una domanda è d’obbligo: davvero qui andrà a cambiare qualcosa della nostra situazione? Oppure abbiamo assicurato che ce ne staremo buoni buoni all’interno della gabbietta europea sotto stretta osservazione di Von der Leyen?

Così il verbo utilizzato dal primo ministro francese Élisabeth Borne assume una connotazione ancor più precisa: “Vigileremo sul rispetto dei diritti umani e sull’aborto“.
Vigileremo, appunto.