Liz Truss, ex ministro degli Esteri del Regno Unito, è stata ufficialmente scelta come successore dell’dimissionario Boris Johnson. Ebbene, nella corsa come nuovo rappresentante del partito conservatore “tory”, Truss è riuscita ad avere la meglio sulla concorrenza di Rishi Sunak, il quale era a sua volta ex ministro delle Finanze.
Il nuovo Primo Ministro ha 47 anni, è laureata ad Oxford ed è già dipendente di alcune grandi multinazionali (ad esempio la Shell). E’ una liberal-democratica che ha fatto una campagna contro la Brexit, si è poi ‘convertita’ ad un conservatorismo piuttosto radicale e adesso rappresenta al meglio la nuova anima liberista della Gran Bretagna.
Possiamo dire a tutti gli effetti che la Gran Bretagna continua il suo ciclo di aggressiva svolta neoliberale, coerente con quello che era stato il governo di Boris Johnson, che era stato salutato come un innovatore per aver portato l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea. Di questo bisogna dargli atto, ma non dimentichiamo che al netto di questo Johnson rimaneva un turboliberista di provata fede, proprio come la nuova rappresentante del governo inglese.
Nihil novi sub sole, possiamo ragionevolmente dire. Anzi, pare sempre di più che l’Inghilterra sia divenuta a tutti gli effetti uno Stato americano, dacché rappresenta al meglio l’interesse di Washington, rappresenta al meglio la presenza di Washington nella vecchia Europa e, sotto questo riguardo, non deve nemmeno stupire la postura apertamente gladiatoria e filobellica del nuovo presidente, dacché ella ha sostenuto posizioni non solo filobelliche, ma addirittura filonucleari (molto discusse le sue affermazioni circa la possibilità atomica contro la Russia), una posizione durissima e rivelativa del clima che si respira in Europa.
In sostanza possiamo ben dire che, come anche emerge da queste posizioni e come nettamente affiora dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’Unione Europea rappresenta sempre più semplicemente una colonia di Washington, e questa guerra l’ha già persa: non sappiamo chi la vincerà ma sappiamo chi l’ha già persa, cioè l’Unione Europea tutta, ma anche quella parte che ne è uscita e che continua ad essere egualmente asservita alla civiltà del dollaro.
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