Lo spettro dei fact checker si aggira per il web: stiamo vedendo una repressione sempre più palese

Uno spettro si aggira per il mondo del web: lo spettro del cosiddetto fact checker. Letteralmente colui il quale deve appurare i fatti controllando che non vi siano fake news, ossia bufale, appurando che tutto proceda secondo l’ortodossia della narrazione corretta, quella certificata dall’ordine del discorso dominante.

Ovviamente la figura del fact checker e più in generale la retorica della caccia alle fake news si presentano come politicamente corrette e come integrate rispetto a un ordine del discorso che vuol fare prevalere ovunque la correttezza informativa mettendo a margine la pericolosa rinascenza di bufale e di teorie prive di fondamento nella realtà.

Insomma come sempre l’ordine del discorso tende a presentare le sciagure come chance e il male come se fosse il bene. Potremmo, variando la nota formula di Hannah Arendt, parlare di malvagità del bene, ossia del modus con cui l’ordine del discorso presenta il male come se fosse il bene, come se fosse la quintessenza stessa del bene.

A un’analisi più approfondita possiamo dire che la figura concettuale del fact checker corrisponde a quella del nuovo cecchino digitale che deve colpire senza pietà ogni fonte vagamente dissonante rispetto al logo unico politamente corretto. Più precisamente deve indicare chiunque non sia allineato per escluderlo, per colpirlo nel modo privilegiato nel tempo dell’infosfera.

Nel tempo dell’infosfera i dissenzienti non vengono più bruciati sul rogo come avvenne a Giordano Bruno, non vengono più crocefissi come accadde a Gesù Cristo e nemmeno viene più loro somministrata la cicuta come accadde a Socrate. Semplicemente nel tempo dell’infosfera i dissenzienti ossia tutti coloro i quali osino deviare rispetto alle piste a e al tracciato del politicamente e corretto vengono silenziati, marginalizzati, privati dei finanziamenti.

Questa è la strategia dominante: marginalizzare tramite la violenza del manganello algoritmico che immediatamente rende invisibile -mediante la pratica detta dello shadow ban (ossia del rendere invisibile, introvabile, irraggiungibile) – chiunque non sia allineato al verbo unico dominante e ancora mediante la definanziarizzazione. Nel tempo della violenza economica non stupisce che anche i modi della repressione si presentino quintessenzialmente come economici, più propriamente mediante la figura, oggi egemonica, del definanziariamento. Se tu non sei allineato con il discorso dominante ti uccideranno, non mettendoti sul rogo, ma togliendoti i fondi necessari per sopravvivere, quindi condannandoti al silenzio, alla marginalità, all’irrilevanza e poi anche alla miseria più totale.

Questo è il nuovo ordine dominante e si badi il fatto che continuamente si faccia riferimento a dati di fatto, a certezze incontrovertibili, che possono essere accertate e rispetto a cui è facilissimo individuare – grazie agli occhiuti fact checkers – i dissenzienti, i negatori della realtà o i nuovi negazionisti secondo le retoriche smart della neo lingua imperante. Ebbene questo discorso appare facilissimo da accattare ed è al tempo stesso falsissimo nella sua essenza, perché in realtà ad essere colpiti non sono i fatti: il vero problema per l’ordine del discorso dominante non è negare o accettare i fatti ma è colpire l’ambito delle interpretazioni, con tutta evidenza.

Faccio alcuni esempi evidentissimi: il fatto che le Torri Gemelle siano crollate è un fatto difficilmente confutabile. Diverse poi sono le interpretazioni che possiamo fornire di quel fatto, ed è a quel punto che interverranno gli occhiuti fact checkers delegittimando come menzogne e fake news tutte le interpretazioni non allineate rispetto a ciò che il potere ha deciso di volta in volta essere vero.

Perché è questo il punto fondamnetale: i fact checker, la caccia alle fake news, lo shadow ban e altre amene pratiche del nuovo ordine panottico della società di controllo totale che stiamo vivendo rientrano a pieno in un ordine repressivo in cui la verità – o la presunta verità – si impone con la forza.

Ma noi sappiamo che la verità, se è tale, non ha mai bisogno della forza per imporsi, le basta la docile forza della ragione e del dialogo socratico. È la falsità del potere che invece, quando si pretende vera, deve mettere fuorilegge ogni altra interpretazione, magari bollandola come fake news o come passibile di non essere legata alla verità stabilità dai fact checkers.

Bisogna essere molto attenti perché oggi stiamo entrando in tempi di repressione sempre più palese che curiosamente si presenta come lotta alle fake news e come verità stabilita e accertata dai fact checkers, i nuovi cecchini del potere dominante.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro