Il giallo sulla morte di Gorbaciov e l’ironia della Storia: ci lascia mentre cambiano gli scenari

Vi è un piccolo giallo, se così vogliamo appellarlo, relativo alla morte di Gorbaciov e segnatamente ai funerali che verranno celebrati proprio in questi giorni.

In particolare il mistero legato ai funerali di Gorbaciov riguarda l’assenza prevista per il presidente Vladimir Putin che non sarà presente ai funerali ma poi anche la forma precisa che riguarda i funerali stessi. Non è dato sapere infatti (e non è chiaro fino in fondo) se siano funerali di Stato o se siano invece funerali privati, o solo in parte di stato come taluni anche hanno sostenuto.

Dunque: qual è il destino della salma di Gorbaciov? Ragioniamo anzitutto sul fatto che la scelta di Putin di non partecipare ai funerali è un chiaro segnale di discontinuità completa rispetto alla perestroika e alle politiche di apertura verso l’occidente, al liberismo, agli Stati Uniti fatte a suo tempo da Gorbaciov ed il motivo per cui tutti oggi in occidente stanno celebrando la sua memoria.

Dal punto di vista di Vladimir Putin, con tutta evidenza, Gorbaciov ha rappresentato l’opposto di ciò che la Russia di Putin vuole essere. Gorbaciov rappresentò la subalternità della Russia a Washington, l’apertura al ciclo nefasto di liberalizzazione e privatizzazioni in stile neoliberale. Putin invece sta invertendo la rotta: non apre all’occidente, non apre all’imperialismo, non vuole una Russia subalterna rispetto a Washington e non è affatto a favore delle privatizzazioni neoliberali. Quella della Russia, come è stato anche detto, è una democrazia sovrana totalmente estranea ai canoni del neoliberismo contemporaneo.

Qual è il destino reale della salma di Gorbaciov? Funerali di Stato o funerali privati? Non è dato sapere, come dicevamo. È interessante davvero ragionare sulla discontinuità tra Gorbaciov e Putin, posto che – come ho già detto in altre occasioni – trovo vergognoso brindare alla morte di un essere umano. Si brinda per la nascita di un uomo ottimo non per la dipartita di uno non ottimo, come mi ha suggerito un amico. Mi pare comunque ugualmente penoso il culto agiografico intorno alla figura di Gorbaciov a cui stiamo assistendo in questi giorni. Più utile e onesto sarebbe un bilancio storico di tipo critico, dunque ben distante da questa stucchevole “pappa del cuore” che sta inondando i mezzi di comunicazione in queste ore.

Con il massimo rispetto per la morte di un essere umano, il giudizio su Gorbaciov non può essere buono e non può esserlo per i Russi – che con la fine dell’Unione Sovietica hanno visto le loro aspettative di vita decrescere sensibilmente e la loro economia precipitare sotto i colpi delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni a beneficio dei cleptocrati (vale a dire dei vecchi burocrati di partito trasformatisi in oligarchi del capitale) – ma non può esserlo neanche da parte degli Europei, la perestroika che ha portato alla fine dell’Unione Sovietica, ha comportato infatti il trionfo incontrastato del capitale, che ormai disinibito, è passato all’attacco dei ceti medi oltre che delle classi lavoratrici e ha prodotto l’immiserimento di massa che ancora oggi non ha smesso di mietere vittime.

Da un diverso punto di vista la fine dell’Unione Sovietica è stata, non già una liberazione – o meglio, lo è stata solo per il capitale – ma l’inizio del massacro organizzato per i ceti medi e le classi lavoratrici a opera dei plutocrati neoliberali che ora, venuta meno l’URRS, potevano agire con le mani sciolte.

Per quel che riguarda il diagramma dei rapporti di forza su scala geopolitica, la fine dell’Unione Sovietica è stata una tragedia, la massima tragedia del secondo Novecento. Peggio del mondo diviso in due blocchi poteva infatti esservi solo ciò che è venuto dopo: il monopolarismo imperialistico statunitense che viene pudicamente detto globalizzazione.

Sembra davvero un ironia della storia quella per cui Gorbaciov lascia il mondo proprio allorché lo stesso scenario, che dalla sua perestroika aveva preso le mosse, sta esso stesso abbandonando l’ordine delle cose. Non è forse vero che con la cordiale intesa tra Russia e Cina si sta ridisegnando uno scenario potenzialmente multipolare? Uno scenario in grado di mettere sotto scacco la globalizzazione imperialistica americanocentrica.

Infine mi sia consentita una piccola analogia storica, a mo’ di ipotesi di lavoro: sono convinto che Gorbaciov e la sua perestroika stiano all’Unione Sovietica come Bergoglio e la sua modernizzazione del cristianesimo stanno alla chiesa di Roma.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro