C’è una notizia che rimbalza in questi giorni sui giornali, il fatto cioè che quest’autunno ci saranno milioni di persone a rischio povertà. Allora voglio leggervi una cosa che ho scritto un po’ di tempo fa: ‘La distruzione dello Stato sociale è stata una conseguenza necessaria, pianificata da chi – avendo il controllo indebito della moneta – ha ritenuto che un popolo debole fosse più facilmente controllabile. Scientemente è stata adottata una politica economica volta a rendere nei decenni sempre più debole, meno reattivo e meno consapevole il popolo occidentale. Quello del resto del mondo – soprattutto dei Paesi del terzo mondo – non era certamente un problema, costituendo anzi una risorsa di schiavitù importabile e pressoché inesauribile, data la dinamica delle nascite. Tale schiavitù, anzi, avrebbe comportato un fattore competitivo fortissimo su salari e diritti, tale da dare il colpo di grazia a chi, eventualmente, avesse osato opporsi a tale disegno di dominazione. Ciò è stato realizzato a tre livelli scientemente, corrispondenti alle tre fasi di sviluppo del prodotto, esattamente come si fa nel marketing‘.
Quando parlo di Economia umanistica credo di interpretare questo bisogno: il bisogno sostanzialmente di dire basta. Esiste un altro modo di fare economia. Quel disegno che vi ho appena descritto è possibile cambiarlo, ma è possibile cambiarlo dentro di noi. È inutile che voi pensiate di risolvere il problema fra poco, andando a votare: ma chi? Ma chi veramente ci rappresenta? Questa è la domanda che mi fa impazzire perché io vedo che ormai gli uomini e le donne politiche parlano del sesso degli angeli, di slogan elettorali, è tutto uno slogan. Ma i veri problemi, i problemi fondamentali delle persone (la povertà, il lavoro) non sono argomento di programma elettorale.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi