La prima è stata aver scardinato un sistema economico basato sulla produzione, sul reddito e sul risparmio (cioè sul reddito non consumato). Il sistema economico europeo (e italiano in particolare) non aveva nulla a che vedere col modello economico statunitense, almeno fino agli anni ’70. Siamo passati da un’economia di risparmio a un’economia di consumo. In quel sistema la nostra industria era prevalentemente manifatturiera e produceva quanto era sufficiente per vivere e – cosa più importante – per risparmiare.
Si è passati quindi da un modello economico a un altro, dall’economia del risparmio all’economia del consumo. Il consumismo non era affatto la cultura ereditata dai nostri anziani, figli di quella seconda guerra mondiale dove la fame aveva consigliato alle famiglie di mettere da parte quanto serve per affrontare fasi del ciclo negativo, gli anni di magra insomma.
La presunta crisi finanziaria
Non c’è stata nessuna crisi. C’è stato un cambiamento deliberato e pianificato – già dagli anni ’70 – di sistema economico. Un cambiamento orchestrato per portare l’Europa intera verso il modello americano: un modello di consumo, nel quale ci si indebita e si vive a prestito nei confronti delle banche. Noi ne avevamo uno opposto, un modello di casa privata. Famiglie che prima di tutto insegnavano ai figli a investire nella casa, nel mattone.
Circa 10 anni fa, con l’arrivo di Monti, viene scardinata ulteriormente quella abitudine italiana a investire nel mattone, portando con una serie enorme di leggi degli svantaggi sul lato immobiliare e dei vantaggi sul lato mobiliare (cioè delle borse).
Oggi ci troviamo quindi in un’economia totalmente diversa da quella verso la quale eravamo vocati e con una moneta per la quale non siamo assolutamente in grado di competere.
Malvezzi Quotidiani – Comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi