Continua la polemica implacabile legata alla scelta di Laura Pausini. La cantante, famosa ormai in tutto il mondo, ha infatti rifiutato l’invito a cantare la nota canzone della resistenza italiana “Bella Ciao“.
Lo ha fatto dando anche una motivazione per la propria scelta: ha detto che vuole rimanere equidistante, che non vuole entrare in politica e che, soprattutto, non desidera essere strumentalizzata. Questa sua presa di posizione ha immediatamente innescato un dibattito pressoché interminabile, con posizioni diverse, con giudizi altalenanti e magari anche con argomenti piuttosto sofisticati.
Da un lato vi è chi ha sostenuto che è un bene che Laura Pausini possa decidere di non schierarsi e di definirsi equidistante. Dall’altra parte c’è chi ha sostenuto senza remore che bisogna schierarsi comunque e che “Bella Ciao” è la canzone della parte giusta e quindi non si può non cantarla.
Ancora c’è chi ha detto che la canzone della resistenza rappresenta tutti in quanto è una canzone non certo di sinistra, di destra o di centro, ma della resistenza che ebbe componenti variegate al proprio interno – da quelle più spiccatamente comuniste a quelle cattoliche – e dunque ogni cittadino della Repubblica Italiana dovrebbe riconoscersi in quella canzone e magari anche cantarla.
Sono posizioni articolate e anche sfumate, come si vede, rispetto alle quali io mi permetto di far valere una posizione ulteriore che mi pare non sia stata presa in considerazione e che tuttavia a me risulta essere quella più di buonsenso. Possiamo dire, in sintesi, che Laura Pausini ha il sacrosanto diritto di cantare ciò che desidera senza che qualcuno possa pretendere che ella canti su richiesta quasi fosse un jukebox.
Intendiamoci i valori della resistenza sono valori sacrosanti e mi trova anche d’accordo chi dice, come ha fatto Peter Gomez, che sono valori in cui bene o male tutti ci riconosciamo, di destra, di sinistra, di centro, di sopra o di sotto, per usare tutte le possibili posizioni geograficamente possibili.
Certo tutti ci ritroviamo o dovremmo in quelle posizioni ma, tuttavia, quello che non torna in questa narrazione è che un cantante, un artista, un uomo di cultura o un intellettuale debba cantare o esibirsi su richiesta, quasi non potesse non farlo, quasi dovesse necessariamente rispondere a delle richieste della società e dovesse assecondarle.
Ora, quandanche si condividesse in toto anche ogni singola parola di “Bella Ciao” e magari si amasse anche la melodia legata a quella canzone: perché mai bisognerebbe cantarla su richiesta quando magari non si desidera farlo, quando magari la si potrebbe anche cantare quando non vi fosse la richiesta che impone di farlo? Io credo che qui stia lo spirito del dissenso: la capacità di dire di no e di resistere alla coazioni provenienti dall’esterno.
Che altro è – ci ha insegnato Kant – il soggetto libero e autonomo se non quello che pensa con la propria testa e ha il coraggio di sapere? “Sapere aude” diceva Kant richiamandosi a Orazio in “Was ist Aufklärung?” (Che cos’è l’illuminismo?). Abbi il coraggio di sapere, questa è la massima dell’illuminismo.
E diceva ancora Kant che il soggetto dell’Illuminismo è quello che pensa con la propria testa e che è autonomo. Letteralmente la parola autonomia è bellissima perché significa dar legge a se stessi. Autonomo è il soggetto che non è eterodiretto, che non fa quello che gli viene richiesto semplicemente perché gli è richiesto, ma che al contrario delibera con la propria testa e sceglie autonomamente come in questo caso ha fatto Laura Pausini.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro