Cerchiamo di chiarire una cosa: stiamo andando incontro ad uno dei più catastrofici tracolli economici che il nostro Paese abbia mai affrontato. Un tracollo che non risparmierà nessuno, nessun tipo di attività, perché parliamo di un tracollo dovuto al caro energia. Che sia la grande azienda energivora a dover sospendere le produzioni o la piccola bottega artigianale – perché diventa impossibile pagare le bollette – questa crisi non risparmierà nessuno.
La cosa più grave è che nel breve periodo esiste un’unica soluzione possibile: lo stop alle speculazioni sul mercato dell’energia. Per farlo occorre stoppare le sanzioni alla Russia, perché fin quando ci saranno la Russia continuerà a utilizzare la leva del gas per difendersi e le speculazioni sui mercati andranno avanti.
Parlo ovviamente come candidato e capolista in Campania e Veneto per Italexit quando dico che siamo l’unico partito che potrebbe entrare in Parlamento ad avere come punti principali del programma lo stop delle sanzioni alla Russia e all’invio di armi in Ucraina. Riteniamo di fondamentale importanza aprire un tavolo di dialogo con chi è stato per anni il nostro primo irrinunciabile e indispensabile fornitore di gas: la Russia di Putin.
Voglio chiarire anche che tutte le ricette che sento raccontare in TV in questa fase elettorale sono soluzioni a lungo periodo: si passa da quelli a lunghissimo raggio, come chi racconta della necessità di passare alle energie rinnovabili per sostituire l’energia proveniente dall’estero a chi parla di rigassificatori per far arrivare dagli USA un gas più inquinante e più costoso: non è il sostituto di quello russo.
Queste però sono le soluzioni portate avanti dai partiti di maggioranza, quando alle imprese e famiglie italiane servono risposte entro tempi strettissimi: due settimane, un mese. Questi sono i tempi massimi di resistenza con questo caro energia.
Lo diciamo quindi con forza: bisogna fermare la guerra per fermare il caro energia. La scelta di portare avanti le sanzioni alla Russia non è più solo una scelta geopolitica – come vogliono farci credere – tra il sostenere i russi o lo stare con gli ucraini. In questo caso tale scelta viene declinata in un altro modo: sostenere l’Ucraina o far crollare completamente il Paese distruggendone l’economia. Pensateci bene il 25 settembre.
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