Le ombre sulla campagna vaccinale – e in particolare sulla sua gestione – non sembrano destinate a svanire. Valerio Mancini, Consigliere regionale dell’Umbria (Lega), ha chiesto l’intervento della magistratura contabile perché, a suo dire, “le dosi di vaccini consegnate all’Umbria sono 2 milioni e 154mila, mentre le dosi utilizzate sono 1,8 milioni”. Questo significa che ce ne sono diverse in scadenza e altre già scadute. Nello specifico, le dosi acquistate sarebbero circa il triplo di quelle effettivamente utilizzate dalla Regione. E giustamente, Mancini chiede il motivo di questo spreco.
Problemi, questi, che non toccano solo il suolo nazionale. A livello europeo, infatti, è in corso un’indagine molto simile che riguarda proprio gli acquisti dei vaccini. A tal proposito, Il Fatto Quotidiano dà una notizia: ‘Meno vaccini? Big pharma raddoppia il prezzo a dose’. Quindi non solo abbiamo acquistato tante dosi che poi abbiamo buttato via, ma per il 2022 ne abbiamo somministrate meno rispetto all’anno precedente. Cosa significa? Che teoricamente le case farmaceutiche dovrebbero guadagnare meno, peccato non sia così: secondo una ricerca di una società britannica, i produttori di vaccini nel 2022 hanno fatturato la stessa cifra dell’anno scorso, ossia 60 miliardi di dollari, sebbene le vendite di dosi si siano quasi dimezzate da 5,7 miliardi a 3 miliardi. Come è possibile tutto questo? Semplice, per contrastare il calo degli ordini, le aziende hanno aumentato di molto i prezzi di vendita. In particolare, in due anni il costo dei vaccini è aumentato del 105%.
Inutile dire che la questione è resa ancora più complessa dal fatto che i contratti stipulati dall’Unione Europea per l’acquisto di questi vaccini non sono così trasparenti, tant’è che c’è un’inchiesta in corso della Corte dei Conti europei. I messaggi ‘spariti’ tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla ce li ricordiamo bene…
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