Gas, sfatato il caro prezzi: “Eni? Lo Stato può comprarla intera” ▷ Prof. Galloni e Conditi spiegano tutto

Il meccanismo della speculazione finanziaria funziona da quando nel 2013 noi abbiamo liberalizzato il mercato dell’energia, consentendo tutto ciò che oggi stiamo vedendo coi nostri occhi e pagando a caro prezzo.
E’ in quell’anno che si stabilì che il prezzo di vendita che Eni e tutte le altre aziende hanno nei confronti di noi clienti deve dipendere dal valore del celeberrimo Ttf che, repetita iuvant, riguarda il mercato del gas liquefatto sulla borsa di Amsterdam: un mercato piccolo, che in quanto tale può subire molte speculazioni. In altri termini i grandi player finanziari hanno gioco facile a fare delle scommesse al ribasso o al rialzo di questo titolo in modo tale da poterlo far rialzare: non a caso tale aumento è avvenuto già prima della guerra, nel 2021.

Perché?
Perché quest’aumento era derivato dall’aspettativa che i mercati avevano sul fatto che noi avevamo ridotto l’utilizzo degli idrocarburi, quindi si aspettavano il conseguente rialzo del gas“.
Rialzo che – come spiega Fabio Conditi – con i derivati è andato a finire a prezzi molto più alti. Chiaro no?
Eppure c’è una tesi contraria, la seguente: il prezzo del gas nel mercato tutelato in Italia, stabilito da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) segue il prezzo spot del Ttf perché prima i prezzi del gas italiano erano fissati in base a contratti a lungo termine, di solito con prezzi più alti.

I tempi però cambiano, così come i prezzi, e ora il Ttf – e conseguenti speculazioni – non può più essere preso a riferimento per il costo del gas, “tant’è che Malta ha il prezzo più basso proprio perché loro comprano il gas al prezzo con cui lo compra l’Eni, ma loro non sono obbligati a venderlo ai cittadini al prezzo del Ttf come succede da noi“.

Caro prezzi: cosa si può fare subito

Bloccare questo collegamento instabile tra il prezzo del gas e il Ttf è possibile, “non solo perché quella legge del 2013 è stata fatta a livello nazionale, ma anche perché lo Stato è proprietario del 30% dell’Eni: questa è una decisione che deve e può prendere“.
Solite ricette sovraniste dai facili applausi? In realtà un motivo per cui tutto ciò non viene fatto c’è secondo il Prof. Nino Galloni: “Lo Stato è governato da personaggi e da forze che non condividono questa visione. Noi dobbiamo riuscire a essere governati da gente che abbia come primo obiettivo l’interesse del Paese, ma purtroppo siamo nelle mani delle multinazionali“.

Basti pensare che per nazionalizzare completamente e riprendersi l’Eni, lo Stato dovrebbe sborsare 30 miliardi: sapete a quanto ammontano gli utili previsti per quest’anno dell’Eni? “20 miliardi. Cioè lo Stato se la ricompra a 30 e avrebbe utili per 20“.

Per capire ancora meglio

Alla Monte dei Paschi di Siena è ora in discussione un aumento di capitale da due miliardi e mezzo, ma per comprare tutta Monte Paschi in questo momento ci vogliono 250 milioni: lo Stato fa un aumento di capitale che gli costa dieci volte il riacquisto di tutta la struttura“. Il motivo è presto detto secondo Conditi: “Accade perché c’è un interesse a privatizzare tutti i gioielli dello Stato; quest’ultimo ha il compito di calmierare i prezzi, di contenerli“.
E il privato invece? “I privati vogliono l’esclusiva e che i prezzi siano più alti possibile“.