Il Governo della destra bluette neoliberale si è appena insediato. E tuttavia già la new left fucsia dell’arcobaleno, postmoderna e neoliberale scalpita, incapace come sempre di accettare la propria sconfitta. Dovrebbero giocare a fare gli antifascisti quando compaiono le infami tessere verdi della discriminazione, quando compaiono limitazioni delle libertà in nome della salute e non solo quando perdono le elezioni. Eppure questo è l’ordine delle cose. Per parte mia l’ho detto infinite volte destra, bluette neoliberale, sinistra, fucsia, neoliberale inscenano un patetico gioco in cui a vincere sempre e comunque periodicamente l’ordine neoliberale, proprio mentre la destra dice che la sinistra è comunista e la sinistra per parte sua, dice che la destra è fascista. In realtà abbiamo due varianti del medesimo ordine neoliberale e la sinistra, dicevo, non accetta la propria sconfitta e torna a essere tormentata da tutti i propri fantasmi del passato. E tra questi fantasmi compare anche l’idea di nazione che ossessiona le sinistre già da tempo. In particolare le sinistre fucsia neoliberali nemiche di Gramsci e amiche del capitale, confondono con stolta solerzia la nazione con il nazionalismo. Combattono contro le nazioni, o meglio contro l’idea di nazione, pensando che ciò equivalga a combattere contro il nazionalismo. Noi sappiamo che il nazionalismo è una patologia pericolosa della nazione, che deve essere evitata accuratamente, ma non si combatte il nazionalismo, rimuovendo l’idea di nazione che sarebbe l’equivalente del combattere la polmonite combattendo contro il polmone in quanto tale. La nazione, un corpo sano che deve essere preservato e difeso, evitando appunto che degeneri nel nazionalismo di cui il Novecento ha dato triste spettacolo. Ma la battaglia contro l’idea stessa di nazione e per l’appunto, la battaglia del neoliberismo cosmopolita, di quel neoliberismo cosmopolita che infatti vuole livellare il mondo intero sotto il segno replicante della non democratica supremazia della forma merce e dell’economia deregolamentato.
Ancora una volta le sinistre fucsia, combattendo contro l’idea di nazione, conducono la medesima battaglia del capitale cosmopolita ed è questa la tendenza dominante dal ’68 ad oggi, in una piena integrazione di globalizzazione e turbo capitalistica e discorso politico delle sinistre fucsia, post comuniste e nemiche di Marx e di Gramsci. Abbiamo più che mai bisogno delle nazioni oggi contro il nazionalismo e contro il cosmopolitismo, che sono poi due varianti del medesimo ordine capitalistico. Le sinistre fucsia neoliberali ignorano il fatto che senza nazioni nemmeno può esservi l’internazionalismo oltretutto considerato il fatto che l’internazionalismo altro non è se non un rapporto fra nazioni solidali. Le sinistre fucsia in un vero e proprio asylum ignorantie, confondono l’internazionalismo con il globalismo. Hanno ceduto testa e cuore al globalismo, che è la sussunzione integrale del mondo sotto il capitale. Ma noi sappiamo che l’internazionalismo è l’opposto del globalismo dacché il globalismo mira a distruggere la sovranità delle nazioni per imporre il primato della merce, riducendo il mondo intero a open spaces per la libera circolazione di merci e persone mercificate. L’internazionalismo, invece, come era già noto a Gramsci e anche a Marx prima di lui, coincide con un rapporto ‘internazione’ e quindi presuppone l’esistenza di nazioni sovrane indipendenti. Di qui l’appoggio pieno che sempre Marx e i suoi discepoli diedero alla questione nazionale.
Ebbene, la sinistra fucsia confonde l’uguaglianza che un concetto giusto con l’omologazione, che è un orrore, proprio come confonde l’internazionalismo che un concetto giusto con il globalismo, che è un orrore. Per questo la sinistra, non meno della destra, non può essere oggi la soluzione, dacché entrambe sono parte integrante del problema.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro