Roma-Napoli ▷ Le pagelle del Prof. Paolo Marcacci

Rui Patricio 6

Qualche imbarazzo sul gol – splendido – di Osimhen, ma era stato attento e reattivo fino a quel momento. 

Mancini 5,5

Fatica nel secondo tempo, quando il Napoli innalza ritmi e qualità. 

Smalling 6,5

Fa un errore, pesantissimo, quando si fa scippare palla e spazio da Osimhen; fino a quel momento la sua partita contava un voto in più.

Ibanez 5

Sorpreso in occasione del gol; più di una volta sovraesposto e con qualche rischio di troppo corso nella gestione della palla. 

Karsdorp 4,5

Finisce, a partita già finita, perdendo la testa. Dopo un primo tempo decente aveva via via perso la fascia di competenza. 

Camara 6 +

Un po’ di confusione nel finale, ma una gara per due terzi interpretata con intensità e palloni giocati saggiamente. 

Cristante 5,5

Un calo vertiginoso nella ripresa, anche perché la Roma cala di tono tutta assieme e il suo presidio della linea mediana, così utile nel primo tempo, viene meno quanto a utilità. 

Spinazzola 5

Ha un tempo nelle gambe, prova ad accendersi, resta troppo sul terreno di gioco.

Pellegrini 6

Colpito duramente nel primo tempo, resta in campo anche lui venendo un pochino meno nella ripresa, ma preservando quantomeno l’intenzione di ribaltare l’azione giocando di prima, come aveva fatto più spesso nel primo tempo.

Zaniolo 5 – –

Sembrava che sui ribaltamenti di fronte potesse fare della partita la “sua” partita. Sembrava. Evaporato alla distanza.

Abraham 5 – –

Se Zaniolo è evaporato alla distanza, lui è svanito prima. Momento che suscita interrogativi. 

Belotti 5

La struscia poco e niente, nonostante si sbatta da par suo. 

El Shaarawy 5

Non pervenuto 

Matic 5,5

Prova a far ragionare la Roma senza riuscirci. 

Vina 5

Per onor di firma.

Shomurodov 5

Non trova campo perché il Napoli mette palla e tempi di gioco in cassaforte. 

Mourinho 5 –

Incassa la prima sconfitta da Spalletti, in una serata in cui la Roma scherma bene il Napoli nel primo tempo poi gli consegna la partita da metà ripresa in poi. I cambi non cambiano nulla; la squadra smette di crederci, apparendo molto più stanca dell’avversario, dal settantesimo minuto circa in poi. Il marasma finale è una fonte di amarezza in più.