“Negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%. Negli ultimi dieci anni si è collocata la nostra nazione negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020“, dice Giorgia Meloni.
Il parametro temporale che lei ha preso in considerazione è ingannevole. Stimata Presidente, sarebbe più corretto parlare degli ultimi trent’anni perché quel dato sul crollo del nostro Pil e della nostra produzione industriale rispetto ai Paesi del Nord Europa coincide esattamente con l’entrata dell’Italia nella moneta unica, così come l’impennata del debito pubblico, a causa degli interessi pagati su quel debito stesso, coincide con la divisione tra ministero del Tesoro e Banca d’Italia, ossia da quando abbiamo affidato la formazione di quel prezzo alle speculazioni dei mercati, esattamente come stiamo facendo oggi con il costo dell’energia.
“Non a caso dieci anni durante i quali si sono succeduti governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura“, continua Meloni.
Non a caso si tratta di dieci anni di governi fortemente europeisti, piegati ai diktat dei mercati e delle istituzioni europee.
“Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall’impennata dell’inflazione, che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la Banca centrale europea, al pari di altre altre banche centrali, per la prima volta dopo undici anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese. E che si somma a quella già assunta dalla stessa banca centrale di porre fine, a partire dal 1.º luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che, come il nostro, hanno un elevato debito pubblico. Siamo dunque nel pieno di una tempesta“, va avanti Meloni.
Come vede, la Bce che ha fatto tutto il possibile per salvare le banche e per salvare una moneta gestita dalla finanza internazionale. Ora sta facendo tutto il possibile per affossare famiglie e aziende.
“Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori a fronte di un debito al 145% del Pil, secondo in Europa soltanto a quello della Grecia. Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra economia che rimangono solidi, nonostante tutto. Siamo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario, vale a dire lo Stato spende meno di quanto incassa. Al netto degli interessi sul debito, il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 miliardi di euro e in un clima di fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale“, dice Meloni.
Ma caro Presidente, se il nostro Stato spende meno di quello che incassa, è un paese virtuoso. Se gli italiani hanno un risparmio privato tre volte quasi superiore al debito, quindi non possiamo potenzialmente mai fallire, perché quegli interessi sul debito pubblico sono così alti? Non è che anche in questo caso siamo vittime di scelte speculative da parte di chi ha bisogno che il nostro debito pubblico aumenti anche quando siamo virtuosi? E non crede che sia proprio quella Europa a cui lei conferma la sua fedeltà causare tutto ciò?
“La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire a utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria“, prosegue Meloni.
Vede, presidente, lei prima ha detto che lo Stato italiano spende meno di quello che incassa. Io le voglio dare un altro dato ufficiale. L’Italia per oltre vent’anni ha dato all’Unione europea più di quanto l’Unione europea ha restituito all’Italia e parliamo di decine di miliardi di euro. Bene, mi può spiegare allora perché anche lei continua a chiamarli fondi europei quando in realtà sono fondi italiani che tornano indietro, peraltro, solo parzialmente?
La Matrix europea – La verità dietro ai giochi di potere, con Francesco Amodeo