Vi è una domanda, tra le tante, ma sicuramente non di secondaria importanza, che caratterizzano doverosamente il presente scontro fra Russia e Ucraina, o forse più propriamente fra il mondo orientale russo-cinese da una parte, e il mondo occidentale euro-atlantista dall’altro, rispetto al quale l’Ucraina del guitto Zelensky figura come semplice pedina mossa da Washington. Ebbene, la domanda riguarda essenzialmente la volontà della pace: chi sta lavorando realmente in vista della pace? Chi si sta adoperando con zelo acciocché la pace diventi realmente praticabile? E chi, per converso, si sta adoperando con sollecitudine per rendere impossibile la pace?
L’ordine del discorso dominante vuol farci credere a piè sospinto che sia, more solito, responsabilità univoca della Russia se la pace appare ogni giorno più distante. Laddove invece così vanno ripetendo gli strateghi del politicamente corretto, i padroni del discorso, i monopolisti della parola totalmente amministrata, l’Ucraina del guitto Zelensky starebbe, a loro dire, lavorando giorno e notte per favorire la pace, per trovare un accordo in modo da favorire il ripristino della situazione ante quem. Bene, le cose, tuttavia, sono lievemente diverse. In particolare apprendiamo dalle notizie circolate nelle ultime ore che forse e soprattutto l’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, a lavorare per rendere impossibile ogni trattativa.
Così leggiamo su Repubblica in questi giorni una notizia davvero degna di attenzione che così recita: “Il Cremlino favorevole alla mediazione del Vaticano, è l’Ucraina a non esserlo“. Il Cremlino, scrive Repubblica, è favorevole a una mediazione del Vaticano tra Mosca e Kiev sulla guerra in corso. Lo ha detto il portavoce della presidenza russa Dmitrij Peskov: qua abbiamo già chiaramente visibile un segnale, quello per cui la Russia cerca di collaborare in vista della pace, ma non così l’Ucraina. C’è poi un’altra notizia, sempre trasmessa da Repubblica, che certo non è sospetta di essere filorussa: “Ambasciatrice U.S.A. a Nato: improbabili negoziati Mosca Kiev“. Dice Repubblica che “gli alleati, nel corso della ministeriale esteri di Bucarest, ribadiranno quanto detto nel 2008 nella capitale romena, ovvero che Ucraina e Georgia potranno un giorno entrare a far parte della Nato. Ma al momento il focus resta sul sostegno politico al popolo ucraino e alle forze armate ucraine”. Lo ha detto l’ambasciatrice Julian Smith, ricordando che la politica delle porte aperte resta valida e che la Russia non ha il veto sui possibili nuovi membri.
“Lasciamo tutto nelle mani del presidente Volodymyr Zelensky. Sta a lui decidere come e quando aprire a possibili negoziati con la Russia, che al momento vediamo improbabili”.
Insomma, gli Stati Uniti vorrebbero farci credere che lasciano a Zelensky la decisione sul da farsi, come se realmente Zelensky agisse di testa propria e fosse autonomo. E dicono altresì che per ora non ci sono le condizioni per le trattative e di fatto lasciano che Zelensky conduca a oltranza la guerra. L’ha detto, la guerra continuerà finché la Russia non sarà abbattuta.
Ecco, queste notizie a cui se ne potrebbero forse aggiungere altre, giovano a una comprensione di come realmente siano i rapporti di forza e giovano a comprendere chi realmente stia facendo di tutto per rendere impossibili le trattative di pace.
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