Digitalizzazione, l’ira di Duranti ▷ “Ricatto economico usato dai potenti contro chi osa ribellarsi”

Digitalizzazione sì, ma non tout-court“. Questo il pensiero di Fabio Duranti sulla vexata quaestio del contante contro il Pos, ma non solo. “Noi siamo non solo favorevoli, ma anche promotori del progresso tecnologico. Ma questo non deve prevedere che l’uomo si riduca a un mero schiacciatore di pulsanti, altrimenti l’umana varietà e le nostre differenze verrebbero cancellati“. Il rischio, per Duranti, è lasciar spazio a una monotonia che contagia i governanti: “Molti dei grandi dirigenti d’azienda e delle elite sono persone annoiate, spesso sono persone che hanno problemi psichiatrici che conducono vite tutte uguali, con la testa che vaga su pensieri di dominio verso il prossimo. Per esse, il passaggio necessario di dominazione è la tecnologia: così, se tutto è digitalizzato, possono controllare le persone con più semplicità. Ora tutto è online, e ciò che è online è per forza di cose accessibile da qualcun altro. Pensiamo ai sistemi crittografici: dove c’è una codifica, c’è sempre qualcuno che ha la chiave di decrittazione“.

Una deriva che potrebbe avere conseguenze molto pervasive sulla vita delle persone. “Ti offrono uno spazio sul cloud a due soldi, tu sposti i tuoi dati dal tuo dispositivo caricando ogni cosa lì e lo metti nelle loro mani. Così, alla bisogna, possono tagliarti fuori. E ci sarà come abbiamo visto, una Corte costituzionale che gli darà ragione. Non solo: possono sbirciare nelle nostre vite, oltre che governarci. In Canada Trudeau ha bloccato i conti dei camionisti, in Iran il regime blocca i conti alle donne che si rifiutano di portare l’Hijab. Del resto, anche in Italia Amato ha messo le mani nottetempo nei nostri conti corrente: questa è la digitalizzazione“.