La previsione allarmante sul 2023 ▷ Tagliola MES e non solo: “Il problema sarà la nuova crisi”

Pos, pensioni e altri rimedi. E’ arrivato nella serata di ieri il terzo pacchetto di emendamenti di una manovra che pare ancora una volta allungare la coperta da una parte e accorciarla dall’altra. Su le pensioni minime, ma niente norma sui Pos; reddito di cittadinanza a sette mesi, mentre «passa da 20 a 25mila» il tetto del reddito per il taglio del cuneo di un ulteriore punto percentuale: “E’ una manovra che si inserisce molto bene all’interno del quadro di regole fiscali europee, che anche se erano state ampiamente criticate da molti partiti di maggioranza, alla prova dei fatti purtroppo la forza della necessità e delle regole europee sembra aver vinto anche quest’anno. Il nostro Paese si è inserito all’interno delle regole di austerità molto più di quanto la Commissione Europea si sarebbe aspettata“.

Per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza, coperta corta una mossa ideologica. Per lo meno secondo l’economista Gabriele Guzzi, intervistato da Francesco Borgonovo: “E’ un risparmio minimo: si parla di 700-800 milioni di euro risparmiati annualmente con la riduzione a sette mesi.
Nelle società attuali in cui c’è molta disuguaglianza e pochi conglomerati finanziari che detengono praticamente tutto, se tu non hai nulla (sottolineiamo, se non hai nulla) un reddito minimo universale può essere utile per non disgregare il tessuto sociale e lasciare il mercato alla giungla. Tutti i paesi europei hanno schemi di reddito simili al nostro o addirittura più generosi, come la Germania che ha recentemente aumentato la somma dell’assegno. Hanno esteso la misura mentre noi la riduciamo, perché è ovvio che in un momento in cui c’è l’inflazione al 10%, siamo alle porte di una recessione e la BCE fa cose assurde, avere un reddito minimo per tutti vuol dire dare un punto minimo di dignità sociale alla nostra società
“.

La BCE alzando i tassi starebbe agendo come la FED, cioè la banca centrale americana: “Vuole ridurre l’inflazione creando disoccupazione. Aumenta i tassi, riduce il credito riduce gli investimenti, la gente compra meno e l’inflazione diminuisce.
C’è però una grande differenza: mentre in America l’inflazione è da domanda (l’economia cresce, quindi crescono i prezzi) in Europa l’inflazione è tutta da energia. Non è che c’è inflazione perché stiamo crescendo troppo. Cercare di ridurre l’inflazione così vuol dire creare una deflazione, cioè aggravi l’economia aggiungendo disoccupazione.
Non voglio fare il cattivo profeta, ma bisogna riconoscere che nel 2023 molto probabilmente andremo incontro a una nuova crisi finanziaria del debito pubblico europeo. Spero che il governo anziché occuparsi del tetto al POS a €30 metta mano a una strategia. Andremo dinanzi a una crisi finanziaria quasi sicuramente secondo me
“.

Qualcuno inneggia al MES

Per l’anno nuovo torna ad affacciarsi anche lo spauracchio MES, ma gli “strumenti” sotto i quali i paesi nordeuropei ci vorrebbero ricattati in cambio di soldi sono diversi: “In realtà il MES quando vuole può dare una valutazione sul debito pubblico dei Paesi – anche quelli che non sono sotto il programma MES – quindi di fatto dai di nuovo altro potere a un organismo internazionale di valutarti e influenzare i mercati, anche se non lo chiedi. Il punto è che nel 23 la crisi del debito ci sarà, e i paesi europei vogliono che l’Italia venga introdotta a un commissariamento più forte, che si chiami MES, che si chiami TPI, che si chiami OMT cambia poco. Ai falchi europei che l’Italia vada sotto questi strumenti cambia poco. Il loro desiderio è che ci sia una ristrutturazione del debito sotto commissariamento. Questo è da sempre il desiderio di olandesi e tedeschi, e temo che nel 2023 avranno una nuova opportunità d’azione; il MES è semplicemente un’arma in più per ricattarci e spingerci a entrare nel gioco, quindi il Governo non deve pensare solo a non ratificare il MES, ma a come uscire da questa trappola