Continua a rivelarsi profondamente indigesta all’Unione Europea, l’Ungheria di Viktor Orban. Possiamo dirlo senza tema di smentita, l’Ungheria di Orban risulta stretta da un rapporto di sempre più palese inimicizia con l’Unione Europea. Intanto perché Orban mai ha fatto mistero di ritenere prioritaria la sovranità dell’Ungheria rispetto all’agenda transnazionale e non democratica di Bruxelles ma poi anche, in maniera convergente, dacché lo stesso ha fatto di tutto in questi anni per limitare fortemente l’interesse degli speculatori finanziari in Ungheria. Insomma, possiamo ben dire che Orban ha fatto tutto ciò che non è gradito all’ordine finanziario della globalizzazione neoliberale.
Adesso, come se non bastasse, ha compiuto un altro gesto che non può che risultare egualmente indigesto dell’ordine eurocratico della globalizzazione neoliberale. Così leggo su Il Post, in data 6/12/22: “L’Ungheria ha bloccato gli aiuti dell’Unione Europea all’Ucraina, ha impedito con un veto lo stanziamento dei 18 mld di euro per il 2023”. In sostanza è accaduto che l’Ungheria di Orban ha esercitato il diritto di veto, quel diritto in forza del quale basta che uno solo degli Stati membri si opponga e, per ciò stesso, salta il progetto. E’ quel che è accaduto esattamente in relazione all’invio di fondi all’Ucraina. L’Ungheria di Orban si è opposta e, in tal guisa, ha fatto saltare il processo rendendolo più difficile, perché evidentemente l’UE non si arrenderà ugualmente di inviare fondi. Aiuti, come vengono detti pudicamente sui giornali. Resta da capire se negli aiuti siano comprese anche le armi, che la stessa Europa con solerzie zelo continua a inviare ormai da mesi.
Quel che mi preme sottolineare è come l’Ungheria di Orban continui a suo modo a opporsi ai desiderata e alle azioni dell’eurocrazia dilagante, di quella tecnocrazia efficiente, repressiva e depressiva che l’UE in quanto spirale tecnocratica intrinsecamente è. Del resto, possiamo ben dire che quei miliardi forse sarebbe bene rimanessero in Europa anziché dirigersi verso l’Ucraina. Anche in considerazione che l’Europa non versa condizioni ottime, dopo due anni di emergenza epidemica, dopo il conflitto principiato nel febbraio 2022 che ha prodotto infiniti lutti anche agli europei sul piano economico e poi ancora la crisi energetica che ha portato a un caro bollette devastante, soprattutto per i ceti meno protetti. Forse sarebbe bene che quei denari rimanessero in Europa e giovassero ai cittadini europei, segnatamente alle classi lavoratrici e i ceti medi in difficoltà. A tutte quelle classi che rischiano di precipitare nell’abisso, dopo le conseguenze tragiche che abbiamo delineato. Bisognerebbe, forse a partire dal gesto di Orban, riflettere seriamente sull’opportunità di distruggere la nostra economia per tutelare l’Ucraina e soprattutto l’interesse di Washington, dacché in ultima istanza di questo propriamente si tratta. L’UE, simile al “vaso di terracotta tra vasi di cemento armato” (parafrasando Manzoni) finisce solo di nuocere al proprio interesse pur di compiacere in maniera servizievole e senza dignità il padrone a stelle e strisce. Sarebbe ora che l’UE crescesse e si liberasse dal vincolo esterno di Washington e diventasse finalmente in grado di tutelare gli interessi dei propri cittadini.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro