10) Marocco
Per la storia, ma non solo: l’approdo di Amrabat e compagni alla prima semifinale di una Coppa del Mondo per una nazionale africana è un traguardo, ma non una sorpresa. Il compimento di un percorso virtuoso, interpretato con utilitarismo molto “europeo”, vista la militanza a livello di club di molti protagonisti.
9) Il centrocampo della Croazia
Tutti i centrocampisti in rosa, non solo i titolari: da Modrić a Jakić, da Kovačić a Brozović, solo per citare alcuni nomi, c’è un tale compendio di doti tecniche e tattiche che non stupisce un particolare emerso contro il Brasile: i croati trattano la palla con qualità e non la buttano mai via anche nei momenti di maggiore sofferenza.
8) Olivier Giroud
Tirato a lucido come un lingotto di platino, sta mettendo in mostra un campionario realizzativo che è di per sé il paradigma dell’ innalzamento della soglia anagrafica fino alla quale i grandi atleti, non solo i calciatori, possono continuare a permettersi grandi prestazioni.
7) Lionel Messi
La coda polemica di Argentina – Olanda la giudichiamo a parte, qui valutiamo l’aspetto tecnico: il suo mondiale prosegue in crescendo, di giocate e d’incidenza nelle partite.
6) Fernando Santos
Il giudizio sul suo operato, sulle sue scelte nette e autorevoli, sull’assoluta assunzione di responsabilità resta positivo, nonostante l’eliminazione contro il Marocco: la prestazione dei suoi uomini, Ronaldo compreso poiché inserito al momento giusto, è stata intensa fino alla fine. Onore al merito del Marocco, ma i contenuti hanno evidenziato che se fosse finita in un altro modo nessuno avrebbe avuto nulla da ridire.
5) Gli arbitri del Mondiale
Non tutti, s’intende, ma parecchi di loro non meritano una sufficienza piena: troppi cartellini, episodi dubbi, partite che sfuggono di mano e si incattiviscono. Se il livello è questo non è scandaloso che il nome di Orsato sia papabile per la finale.
4) Harry Kane
A lui nei momenti topici, con la maglia dell’Inghilterra, manca sempre il proverbiale soldo per fare una lira. Anche questo Mondiale lo ha disputato, non caratterizzato come ci si aspetterebbe da uno come lui.
3) La prosopopea tecnica del Brasile
Come già in altre edizioni della Coppa passate alla storia per il pronostico sbilanciato a favore dei verdeoro e poi smentito dalla loro incompletezza, Neymar e compagni hanno a tratti incantato il mondo; non hanno mostrato la capacità di dominarlo, come al contrario sta facendo vedere la Francia.
2) L’ipocrisia di chi non capisce che dopo una gara terminata ai rigori tra due nazionali che se le sono date di santa ragione, in tutti i sensi, l’adrenalina può essere fuori controllo e ci si dimentica addirittura del fatto che il mondo è lì ad assistere. Ovviamente non assolviamo i comportamenti sbagliati, ma li giudichiamo in modo realistico.
1) Gli sfottò di alcuni calciatori via social
In questo caso l’attenuante dell’adrenalina non c’è: a quei protagonisti del Mondiale che dopo aver eliminato degli avversari trovano normale prenderli in giro su Twitter o Instagram, i social andrebbero tolti con effetto immediato. Parliamo di gente che sta rappresentando un Paese, ma che ostenta comportamenti da paese.
0) La censura televisiva sulle invasioni di campo.
È chiaro che non è un comportamento corretto, però inquadriamoli, quelli che invadono: è sempre utile sapere perché lo fanno e cosa hanno da dire.
Paolo Marcacci