The “big idea” la chiama il Washington post. Consisterebbe nell’arrivare a uno scontro con l’altra superpotenza: non la Russia ma la Cina.
Lo scenario è vecchio di pochi giorni. Parte da sabato, quando Michael Minhian, generale dell’aeronautica degli Stati Uniti che ha servito come comandante dell’Air Mobility Command, dice che nel 2025 si combatterà.
L’idea è che nel giro di un paio di anni si arriverà a un conflitto caldo, diretto, armato fra Stati Uniti e Cina. Nel frattempo gli USA hanno nominato un comitato speciale che lavorerà sulle relazioni con la Cina.
Parole che sembrano venire da un passato remoto, quelle di Mike Gallagher (a capo del comitato di cui sopra). Il deputato repubblicano ha parlato di “vincere questa nuova guerra fredda con la Cina comunista“; mentre Minihan ha motivato i suoi presentimenti: “Le elezioni presidenziali di Taiwan sono nel 2024 e offriranno a Xi una ragione. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono nel 2024 e offriranno a Xi un’America distratta. La squadra di Xi, il motivo e l’opportunità sono tutte allineate per il 2025“.
La NATO e l’Asia
Nel frattempo la NATO allarga i suoi orizzonti. Nei giorni scorsi c’è stato un attacco all’Iran e ieri l’ambasciata Ucraina – in particolare il consigliere Mychajlovyč Podoljak – ha collegato l’evento proprio con l’impegno iraniano nel conflitto ucraino. Subito è stato convocato a Teheran dalle autorità iraniane per rispondere di ciò che aveva detto. Non trapelano grandi smentite al momento; pare anzi che nell’attacco ci sia un coinvolgimento di Israele come reprimenda per l’appoggio iraniano ai russi.
Si aprono quindi diversi fronti, non solo quello ucraino, ma anche quelli asiatici; senza contare le nuove tensioni sulla Mauritania, che pure coinvolgono Cina e USA.
Il tutto a dipingere uno scenario non proprio roseo. I conflitti si moltiplicano e surriscaldano le faglie mondiali di guerra, mentre noi discutiamo se sia giusto o no far partecipare Zelensky a Sanremo.
Di certo l’apertura di Macron all’invio di Jet non migliora le cose: una ‘no fly zone’ aprirebbe al conflitto nel cure dell’Europa. Da lì all’abbattimento di aerei russi – e alla terza guerra mondiale – ci passa spaventosamente poco.