La prima bacchettata del 2023 avremmo voluto dedicarla a questioni tecniche o anche magari a polemiche di campo. Dobbiamo parlare d’altro, di qualcosa di estremamente fastidioso, ovviamente grave, però sul quale noi agganciamo il tema dell’uso distorto delle parole, che è qualcosa che chi fa il nostro mestiere non si può permettere. Abbiamo il privilegio di lavorare con le parole, proprio per questo abbiamo la responsabilità di usarle a ragion veduta, di non sprecarle ma soprattutto di non sbagliare nell’utilizzo. Cioè dovremmo farne un uso circostanziato.
Nel pomeriggio di domenica scorsa, prima di Sampdoria Napoli e di Milan e Roma a seguire sappiamo tutti che cosa è successo: all’autogrill di Badia al Pino, che già aveva pagato il suo tributo di sangue con la vicenda di cronaca nerissima di Gabriele Sandri.
Un primo uso distorto delle parole che è stato fatto in più di un servizio.
È stato detto da qualche commentatore che quel luogo, quella piazzola di sosta, erano già assurti agli “onori della cronaca“, casomai ai disonori. Non si tratta di un luogo dove era avvenuto qualcosa di bello, dove qualcuno era stato premiato. No. Quelli sono i disonori della cronaca, o gli oneri casomai.
Quel primo pomeriggio prima di Sampdoria Napoli prima di Milan e Roma, abbiamo poi assistito a una cosa che proprio linguisticamente e dal punto di vista dell’utilizzo dei modi verbali, è il contrario dell’informazione, cioè la profusione di un buon 85% di condizionali.
“Sarebbe accaduto”, “sarebbero stati aggrediti”, dei romanisti da alcuni tifosi partenopei e in contemporanea, viceversa, “sarebbero stati aggrediti” alcuni tifosi partenopei da romanisti che avevano – anzi, “che avrebbero” – ordito un agguato. Il condizionale è il modo della possibilità, di conseguenza, della non certezza. La notizia pretende l’indicativo. “È accaduto che”, “è avvenuto che” quando si hanno certezze e elementi a suffragio, “sarebbe opportuno” l’indicativo, altrimenti “sarebbero” capaci tutti. O incapaci tutti, se preferite.
La questione poi fondamentale è l’utilizzo della parola “ultras“. Nella mia vita da stadio, prima da appassionato, poi da operatore dell’informazione, di stadi ne ho conosciuti moltissimi. Il meccanismo delle trasferte l’ho vissuto, l’ho osservato e messo a fuoco bene e nessuno di noi è una verginella o, diciamo così, nessuno pensa che in nessun ambiente si sia tutti santi. Però quello che è accaduto all’autogrill di Badia al Pino è stato un qualcosa del quale sono stati protagonisti delinquenti da una parte e dall’altra più delinquenti.
L’utilizzo del termine “ultras” in questi casi specifici diventa quasi un sinonimo di delinquente all’orecchio di chi riceve l’informazione.
Quei delinquenti o coloro che si sono macchiati di quei comportamenti, si sono comportati… da delinquenti. Tra quei delinquenti c’erano moltissimi ultras? Sicuramente sì, ma capite già che il discorso cambia molto.
Gli ultras che ho conosciuto sono personaggi estremamente diversi gli uni dagli altri. Parliamo di un mondo variegato proprio perché ho conosciuto ultras di livello culturale molto elevato e ultras meno preparati da un punto di vista culturale, con degli studi più approssimativi, ma anche ultras che conoscevano molto bene determinati fenomeni sociali, anche sociologici; altri ancora che erano totalmente disinteressati.
Da quella generalizzazione lì, si arriva poi a un altro meccanismo particolarmente distorto: accade qualcosa di punibile in qualche settore dello stadio da parte di un gruppo di idioti, beceri, ignoranti, razzisti, irrispettosi. Ma che ovviamente non rappresentano tutta una tifoseria. Ebbene, in quel caso si procede punendo e magari chiudendo un intero settore (Lecce Lazio).
In un epoca in cui con i mezzi tecnologici a disposizione si può vedere il colore dell’iride di un tifoso, non si procede per individui. La matrice è la stessa della generalizzazione linguistica. Una roba da ritiro del tesserino semplicemente perché dal punto di vista strettamente linguistico, informare vuol dire fornire tutti gli strumenti del caso per far sì che chi riceve questa informazione, quando è tale, possa intelligere quell’evento, quella realtà e arrivare a a capire bene che cosa è successo solo in quel momento può farsi una sua una sua idea.