Per capire bene il MES e gli eventuali rischi e benefici, occorre innanzitutto sapere cos’è. Il MES è un istituto nato in seguito a un trattato intergovernativo: ci sono dipendenti al suo interno e non è necessariamente legato all’Unione Europea.
La causa della sua istituzione fu la crisi greca a cavallo degli anni ’10, ma in seguito ha fatto da creditore a molti altri Stati dell’eurozona, con trattamenti differenti. Dopo il via libera della Germania, il nostro Paese è l’unico in Europa a non aver ancora recepito la riforma, ma nelle prossime settimane il trend può cambiare.
Perfino il governo che una volta era degli scettici sul fondo cosiddetto “salva-Stati” ora ci pensa. Non il primo dietrofront di una Giorgia Meloni che alla cabina di comando si è riscoperta più dialogante e giocatrice in difesa su temi in cui era stata molto chiara (le accise, ad esempio).
A spingere il governo alla riflessione sarebbe una modifica apportabile al meccanismo, “perché questa riforma incorpora all’interno del MES alcune delle regole del Patto di stabilità e assegna ai suoi parametri e al Fondo Monetario della Commissione Europea la sorveglianza post-erogazione“.
Saremmo quindi resi “osservati speciali” come prezzo degli aiuti, ma “sostanzialmente il timore è che il debito pubblico italiano finisca declassato in serie B“, con una serie di conseguenze che porterebbero a severe riforme imposte e tagli in stile austerity.
Tutto questo per sistemare i buchi sulla sanità senza però contare che “il MES sanitario non esiste più“, come spiega Martino Cervo (La Verità) a Francesco Borgonovo: “Pre e post pandemia si è tentato di piazzare i fondi del MES inventandosi un suo utilizzo specifico nell’aggiornamento dei sistemi sanitari. Nessuno Stato lo ha ratificato per questo, quindi il MES sanitario ha avuto come data di scadenza il 31 dicembre 2022. Ora non esiste più.
Il secondo punto dolente è che, come spiega l’ufficio studi del Senato, il sistema di vigilanza sul debito pubblico, quindi sulle politiche economiche di un paese, è già rafforzato indipendentemente dalla sottoscrizione del prestito del MES. Questo condizionamento maggiore dovuto al PNRR – con cui il governo già fatica a stare in pari – andrebbe quindi a sommarsi a ulteriori criteri di vigilanza“.
Ma non basta, perché c’è da oggi un paradosso in più. In questi giorni Ministri dell’Economia ed esponenti di governo si riuniranno per cambiare le regole del Patto di stabilità, giudicato vecchio e obsoleto per i suoi parametri stringenti nei confronti degli Stati. “Peccato che la riforma del MES accorperebbe i parametri del Patto di stabilità nel trattato del MES. Piuttosto paradossale, visto che tutti ormai ritengono quei parametri inadatti e inefficienti“.