L’arresto del super boss della Mafia, Matteo Messina Denaro, dopo 30 anni di latitanza potrebbe permettere di riscrivere le pagine dei libri di storia e chiarire tutti quei punti dei quali ancora non abbiamo la piena comprensione. A pochi giorni dall’arresto stanno emergendo dei particolari, per i quali il medico massone Alfonso Tumbarello, era il tramite per arrivare al capo di Cosa Nostra. La notizia era già pubblica dal 2012, anno in cui Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano rivelò in udienza di aver avviato un rapporto epistolare con il boss, per conto del Sisde del generale Mori.
Sigfrido Ranucci, che con la sua trasmissione di Report, aveva già denunciato la presenza del boss nel 2017 nell’area di Capo Granitola, ha tutte le carte in regola per commentare questa vicenda: “Il valore dell’arresto è intrinseco: Messina Denaro porta con sé i segreti delle stragi del 92 e 93, l’archivio che non era stato trovato nel covo di Riina era nelle sue mani e questa è stata un’assicurazione per la sua latitanza in questi anni. È stata soprattutto un’arma di ricatto nei confronti dello Stato. La forza della Mafia non è solo nelle bombe ma anche nella capacità di ricattare chi la dovrebbe contrastare. Inoltre potrebbe raccontare qualcosa sulla provincia di Trapani, chi ha coperto in questi anni la sua latitanza“.