Arriva l’hamburger di grillo “instagrammabile”: un altro chiaro uso della Finestra di Overton

Così leggo su uno dei più noti quotidiani italiani, uno dei più venduti, starei per dire, se l’espressione non suonasse tanto ambigua e provocatoria. Questo il titolo: “A Milano debutta l’hamburger di grillo, un novel food sostenibile e Instagrammabile”.
Avevo qualche riserva, lo ammetto, e me ne scuso, ma se davvero mi dite che è sostenibile e oltretutto è Instagrammabile, allora faccio un mea culpa. Ne prendo subito due e me li mangio con la voracità del pentito. Grazie padroni neoliberali per tutte le chance che dalla sua offrite a noi che abitiamo gli abissi.
Questo sarebbe il commento che a freddo verrebbe spontaneo dare in maniera divertita rispetto a questa ennesima trovata della pubblicità del nuovo ordine mondiale globale capitalistico. E tuttavia la considerazione che voglio svolgere è di altro tipo, non tanto divertita quanto semmai seriamente preoccupata per una situazione che ogni giorno diventa più surreale.
Sotto questo riguardo dobbiamo sempre tenere a mente il processo della finestra di Overton, ossia quel processo in grazia del quale, un poco alla volta, grazie all’apertura progressiva della finestra, ciò che in origine era inimmaginabile diviene un poco alla volta inevitabile. Ed è proprio la strategia che seguono gli strateghi dell’ordine mondiale, i precettori della globalizzazione turbo capitalistica, nel far sì che l’inaccettabile divenga infine, per l’ente solerte, continuità inevitabile grazie al processo della finestra di Overton.
Oltre all’articolo poc’anzi evocato, ve ne era un altro qualche tempo addietro, che così diceva “Breccia sugli scaffali del market, arrivate le patatine con la farina di insetti“.
La finestra di Overton prevede appunto che un passaggio alla volta, con solerte continuità, l’inaccettabile divenga infine l’inevitabile.
E a questo riguardo non deve sfuggire come l’ordine del discorso dominante stia in ogni guisa, provando a far passare per gustosi, sostanziosi e nutrienti cibi che, a rigore, la nostra tradizione ha sempre considerato intoccabili ed i più disgustosi.

I padroni di Davos insistono a tambur battente nel sostenere che grilli, larve, insetti sono deliziosi nutrienti. Salvo errore, risulta però che negli sfarzosi buffet dei forum di Davos o del Bilderberg Club non siano mai stati avvistati, nemmeno per errore, siffatti alimenti.
Forse perché, chissà, generosamente, i padroni di Davos o del Bilderberg li vogliono lasciare a noi e loro preferiscono in fondo accontentarsi umilmente delle più classiche aragoste e dei più tradizionali tartufi bianchi.
Perché, si sa, i padroni di Davos e del Bilderberg ci amano e tutto quel che fanno lo fanno solo ed esclusivamente per il nostro bene.
Sono padroni buoni come tutti i padroni del resto, e quindi non bisogna nemmeno per un istante dubitare della loro bontà.
Chi osasse dubitare, criticare, mettere in luce le contraddizioni del potere sarebbe per ciò stesso un pericoloso populista sovversivo che, anziché magnificare le sorti della globalizzazione neoliberale e tutte le chance come larve, vermi, grilli a tavola, ci offre, osasse criticare e magari sognare mondi diversi, desideri di migliori libertà.
Insomma, la vicenda dell’hamburger di grillo è davvero da intendersi in questa chiave ermeneutica, dove non deve nemmeno sfuggire l’espressione novel food, questo inglese che maschera processi di abbattimento delle tradizioni e delle identità. Un food “sostenibile”, altra parola chiave della neolingua green del capitale che propone lo sviluppo sostenibile, che è poi un ossimoro, perché l’idea dello sviluppo infinito, green o non green che sia, è la contraddizione fondativa del capitale.
E poi, dulcis in fundo, l’aggettivo “Instagrammabile”, l’emblema della selfie generation, ossia la generazione di individui tristi che si fotografano sorridenti.

Radioattività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro