La nuova sinistra spodesta quella vecchia: ecco la doppia strategia con cui opera

È già da tempo che la sinistra, ormai divenuta sinistra post-moderna, neoliberale, relativista e nichilista, non si occupa più del popolo e dei lavoratori. Detto altrimenti, ha rinnegato la propria base storica, la propria ratio essendi, se si considera che la sinistra era la parte della rettificazione dell’esistente e oggi la parte dell’apologetica dell’esistente, cioè dell’ordine neoliberale, e la sinistra era altresì la parte della difesa del popolo e delle classi lavoratrici. “Avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa trionferà“, diceva una nota canzone italiana di qualche tempo addietro, in cui emergeva intanto il rosso come tonalità cromatica e poi anche l’idea della falce e martello dei lavoratori e non certo l’odierno fucsia e l’odierno arcobaleno della sinistra neoliberale. Ma poi emergeva in chiara funzione prioritaria il popolo come soggetto di riferimento. Che cosa è accaduto, dunque? Perché oggi le sinistre sono divenute demofobe, cioè letteralmente spregiatrici di quel popolo che un tempo era il suo soggetto di riferimento? Per capirlo dobbiamo comprendere la mutazione kafkiana delle sinistre divenute guardie fucsia del capitale e il fatto che siano divenute guardie fucsia si evince molto bene dall’uso che esse fanno della categoria degli esclusi. Oggi le sinistre non si occupano più del popolo e dei lavoratori, ma degli estromessi.

Chi sono gli esclusi e qual è la loro funzione nell’ordine del discorso left-oriented? Ebbene, gli esclusi sono minoranze protette che vengono di volta in volta individuate, che ora coincidono con i migranti, ora con gli LGBT, ora con i vegani, ora con gli ambientalisti. Insomma, gli esclusi sono una parte, o meglio, sono delle parti minoritarie con le quali la sinistra può di fatto disinteressarsi del popolo e dei lavoratori, occupandosi di questi nuovi soggetti innalzati ad avanguardia storica fondamentale. Ebbene, la categoria degli esclusi permette alla New Left di operare in una duplice direzione.

In primo luogo, con gli esclusi passa l’idea che di per sé la società capitalistica sia giusta e poi vi siano piccole riserve di ingiustizia legate agli esclusi, cioè a soggettività marginali, a gruppi minoritari di cui bisogna occuparsi nel contesto di una società che per il resto è una società giusta. Detto altrimenti, questa categoria permette di limitare ideologicamente l’ingiustizia, individuandola solo in alcuni settori della società capitalistica e non nell’essenza stessa di questa. Punto secondo, la categoria degli esclusi permette alla rainbow left fucsia e neoliberale di far passare ideologicamente in un colpo solo i lavoratori e il popolo dalla parte dei privilegiati e dei benestanti, rispetto ai quali coloro i quali soffrono e sono sfruttati sono sempre solo gli esclusi, cioè minoranze protette che devono essere tutelate. In questo modo la sinistra riesce ideologicamente a far passare i lavoratori e il popolo, cioè i veri sfruttati al tempo della globalizzazione neoliberale o comunque i più sfruttati al tempo della globalizzazione neoliberale, dalla parte di coloro i quali invece sfruttano, stanno bene, sono abbienti e privilegiati.

Ecco il grande segreto dell’inganno della categoria degli esclusi per come viene utilizzata dall’ordine del discorso politicamente corretto ed eticamente corrotto della sinistra neoliberale, post-moderna e relativista. Un metodo tra i tanti per poter voltare le spalle alle classi lavoratrici e i ceti medi al popolo, occupandosi perennemente di altro e anzi lasciando intendere che il popolo sia intrinsecamente rozzo e populista, non ancora emancipato in senso liberal globalista e non ancora attento ai veri sofferenti, cioè agli esclusi. Anche sotto questo riguardo, destra e sinistra appaiono interscambiabili nella loro funzione di sostegno e di puntello dell’ordine neoliberale globalista, sans frontières.

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