“Accetterei con dispiacere la notizia, ma la accetterei. Come se mio figlio fosse milanista”. Queste la risposta di Ignazio la Russa alla domanda della Fagnani nel programma “Belve” alla domanda sull’eventualità di un figlio gay. Una risposta che ha scatenato il dibattito in Italia negli ultimi giorni. I social sono pieni di commenti alla vicenda e all’interno di “Un Giorno Speciale” Fabio Duranti ha voluto fare una riflessione sulla vicenda, anche attraverso le parole di un grande della musica italiana come Lucio Dalla, che già un decennio fa si interrogava su tematiche affini alla vicenda che ha come protagonista il Presidente del Senato.
“Ma che cosa è questa storia qua? La Russa ha detto “dispiace”, sarebbe un dispiacere. Un dispiacere!”, ma soprattutto Fabio Duranti pone l’accento sulla mancata generalizzazione: “Io se volessi avere dei nipoti che proseguono la mia stirpe, la mia specie, che sono sangue del mio sangue, non potessi averli, sarebbe un dispiacere, ma non è che una disgrazia. Non me lo pongo il problema, però lo comprendo. Ha fatto l’esempio come se fosse milanista. Ha fatto una battuta. Le guerre, le stupidaggini, le divisioni nascono per questo, non per quello che pensa La Russa, per quello che i coglioni gli vogliono far dire. L’ha detto, ma non è una cosa grave. È una cosa normale. Normalissima. Credo che una persona come me eterosessuale voglia che il figlio gli assomigli. E allora cosa ha detto di strano?“
Il problema secondo Fabio Duranti non sono però le parole di La Russa in se, ma quel che c’è dietro certe reazioni: “Poi di queste storie chi si approfitta? Persone che sono il nulla, tutti questi ipertatuati fino al collo, tutta questa gente qua. Parlo di queste persone che fanno i bulli, che in rete attaccano i giornalisti inventandosi cazzate. So riconoscere una persona di valore da un falsario o da uno che sostanzialmente che cosa fa? Fa parlare di sé creando questi casini, creando caos, insultando le persone o facendosi fintamente insultare, creare discriminazioni, creare divisioni“.
Lucio Dalla quando iniziava già l’epoca dei così detti influencer, commentava: “Un giovane perché dev’essere un giovane quieto? Perché dev’essere un giovane ben pensante, perché dev’essere un giovane rincoglionito se non lo è di natura? Per farlo esattamente come vuole il potere; è una parola che non si usa quasi più ma il potere per farlo così ha bisogno di stordirlo perché lo vuole stordire, perché non vuole più un fenomeno reattivo, perché è abituato a considerare i giovani oltre la retorica che usa spesso quando parla dei giovani, come un elemento da raggirare.
Allora per i giovani è proibito fare un sogno serio. Gli è proibito di volare: ecco perché la chimica, ecco perché le pastiglie nelle discoteche, ecco perché l’ubriacamento. I giovani non devono pensare perché in qualche modo siano veramente schiavi fin dall’inizio, allora da questa sorta di specchio per specchiarsi e gli danno le pillole per vedersi belli, naturali, invece non si vedono con i denti già cariati, con la lingua fuori dalla bocca per sete non soddisfatta. Il popolo è sottostante e subalterno. E invece oggi la televisione ragiona lei e noi siamo solamente degli spettatori. Questo non significa che bisogna spegnere la televisione o le radio. Bisogna avere quel minimo di lucidità per capire: questo è fatto per me. Questo è costruito da me o da quelli come me. E invece questo è fatto dai miei nemici. Questo è un distinguo che ogni scuola deve mettersi in condizione di insegnare, di non cadere nella trappola per volpi“.
Conclude Duranti: “Le discriminazioni che oggi stiamo vivendo nascono da questo problema, la mancanza di cultura, addirittura della parola fa parte del giochino di questi coglioni qui, va bene?“.