Alla fine ha vinto Elly Schlein.
Ha trionfato colei la quale, d’ufficio, si sapeva avrebbe trionfato, dacché rappresenta al meglio la sinistra allineata con l’ordine globalista.
La Schlein è divenuta la nuova segretaria del PD, uno dei bastioni politici dell’ordine neoliberale nella sua variante left oriented. Ha trionfato su Bonaccini e non era poi difficile, invero, da prevedere.
Noi lo dicemmo già da tempo.
Bonaccini, lo sappiamo, è un uomo del Novecento ancora troppo legato ai moduli della sinistra classica e alle usanze borghesi e proletarie. A tratti appare quasi un populista quando pubblica sui propri social le foto del Parmigiano Reggiano, si vanta delle squisite prelibatezze della terra emiliana o quando ancora dice di andare alla festa dell’Unità.
Non poteva vincere lui, non era su di lui che puntava l’ordine neoliberale.
Era invece su Elly Schlein, vestale del nuovo spirito post moderno, di una rainbow left che nemmeno sa più cos’è il comunismo.
“Sono nata nel 1985” ha candidamente affermato in tv al cospetto di chi le domandava che cosa pensasse del comunismo.
Pensa, in fondo, che la giustizia coincida con l’arcobaleno, cioè con i capricci individuali di consumo per ceti abbienti.
Insomma, Elly Schlein rappresenta l’apice della metamorfosi della New Left come ala sinistra del capitale, come sinistra business class per lettori di Repubblica, cioè per semicolti subalterni.
Non poteva essere altrimenti, dacché la Schlein rappresenta al meglio la globalizzazione neoliberale fluida e la globalizzazione green e senza confini, sideralmente distante dagli interessi delle classi nazionali, popolari e dei lavoratori.
La sinistra senza popolo e senza classe.
Di più, la sinistra demofobica e dalla parte della classe dominante.
Con una sinistra così, davvero la destra stessa diventa superflua. E non sfugga quello che ha detto e che ha riportato prontamente Repubblica, con la scrittrice Chiara Valerio.
Leggo: “Elly Schlein che ha impostato la sua campagna anche su Ius soli, diritti LGBT, legalizzazione della cannabis e femminismo intersezionale. Sta lì come rappresentante non di se stessa, ma della maggior parte di noi“. Ma certo. La maggior parte di quelli, commento io, che viaggiano in business class, soggiornano in ZTL e villeggiano a Cortina d’Ampezzo hanno indubbiamente quelle priorità politiche che sono simbolicamente compendiate nell’arcobaleno.
Non certo i salari, i diritti sociali, la scuola pubblica e l’affitto di cui ancora si preoccupano i rozzi populisti e il popolo degli abissi delle periferie che probabilmente Elly Schlein ignora financo esistano, dacché il punto di riferimento fondamentale per lei, come ricordato, sono le categorie che non hanno più nulla a che vedere con il popolo e con i lavoratori.
Sono le minoranze selezionate della globalizzazione neoliberale, quelle che in qualche misura possono intendersi in tutti i modi, ma che nulla hanno a che vedere con il popolo e le sue usanze e con le classi lavoratrici e i loro diritti.
Radioattività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro