Andando a ritroso nel tempo è molto difficile imbattersi in un pasticcio giuridico così complesso, indigesto come il caso del Superbonus per l’edilizia, portato agli onori della cronaca dopo che il Governo ha deciso di neutralizzare una mina che avrebbe avuto un impatto devastante sui conti pubblici, in una fase così delicata del ciclo economico. Questa, almeno, è l’opinione di Gianfranco Polillo, dove, da un punto di vista comparato, il Super Bonus del 110% avrebbe portato a un un ricorso strumentale per i poveri con il reddito di cittadinanza e per la vetustà del patrimonio edilizio italiano.
Nel caso del Superbonus, siamo arrivati a 120 miliardi in poco più di 2 anni, con la compilazione di Eurostat di trattare queste alzi come per competenza, cioè imputandole per intero all’esercizio finanziario in cui sono state concesse invece che scaglionare nel tempo. Ma in sostanza, la vera questione è chi ha sbagliato, la ragioneria generale dello Stato nella metodologia che andava bene per il passato? Oppure gli uffici parlamentari a non segnalare con tempestività le anomalie? Oppure il Governo o la Corte dei Conti in fase di rendicontazione? Insomma, alla fine chi è responsabile? Il Superbonus è una misura nata male e gestita peggio che finirà nel limbo delle inesattezze della politica italiana. Molte persone mi chiedono perché io parli, ad esempio, di economia umanistica per queste ragioni. Vedete, le logiche della economia capitalistica non considerano l’uomo dietro al Superbonus. La colpa è del mondo politico. Per me non vi è dubbio, cioè, è stato utilizzato il Superbonus per finalità classiche del mondo politico. E soprattutto non si è avuto, come l’onestà intellettuale di dire che quelli che lo hanno ideato propagandato, e anche normato, hanno delle responsabilità precise nei confronti dei cittadini e delle imprese. Soprattutto perché le imprese e gli imprenditori fanno i loro piani industriali, fanno gli investimenti assumono personale, in funzione di quello che la politica gli dice, ma il mondo della politica non è più credibile.
Buona Economia Umanistica.