“110 miliardi farebbero saltare qualsiasi Governo. Invece saltano le imprese“. Amaro l’epilogo di Roberto Cervellini (Direttore Generale di CANDE), come amaro è stato quello dei crediti. Bloccati, dopo tanto battagliare. Chiusi a chiave nei cassetti fiscali in barba a quelle imprese che seguendo una legge dello Stato li avevano accumulati, pensando di potersi fidare.
E invece è arrivata la chiusura, da un governo che però in campagna elettorale aveva promesso ben altri scenari. Promesse, parole che rimangono nel mondo delle idee, ma nel silenzio assordante dei fatti. L’esecutivo ha detto stop allo sconto in fattura o alla cessione del credito. “Anziché tamponare la falla hanno chiuso i rubinetti!”, chiosa Cervellini a ‘Un Giorno Speciale’: “Dovevano riparare il buco con l’acqua che fuoriusciva. Ora non ci possiamo lavare né bere”.
“E’ un incubo, a livello nazionale rischiano di sparire 40mila aziende” gli fa eco il presidente di CNA Trentino Alto Adige Claudio Corrara.
“Il governo ha nascosto questi numeri come nulla fosse“, continua Cervellini, “è un attacco che ormai dura da oltre un anno e con l’ultimo decreto legge, con quella schifezza partorita dal Consiglio dei Ministri, accolto il nostro suggerimento sulla check list alle banche, se avessero dato retta anche agli altri punti proposti oggi staremmo parlando di Decreto sblocca crediti, non di Decreto blocca crediti. Lo sblocca crediti lo avevamo chiesto a maggio scorso, quando incagliati c’erano 30 miliardi e loro non sapevano neanche di cosa stavamo parlando. Scoprimmo un mese dopo che la Commissione banche uscì con 47 miliardi, quindi capimmo che eravamo sulla strada giusta, come lo eravamo tre mesi fa dicendo che erano 100 miliardi“.
Giorgetti stesso ieri ha parlato di 110 miliardi, “mi sembra che siamo sempre in anticipo, loro nascondono questi numeri come se nulla fosse. E’ una cifra che porterebbe in default qualsiasi Paese“.
Ecco il focus integrale a ‘Un Giorno Speciale’.
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