“In una prima fase“, scrive Camilla Conti su La Verità, “caratterizzata da una circolazione dei crediti d’imposta praticamente illimitata, si sono registrati ingenti volumi di frodi che hanno portato agli interventi legislativi per arginare il fenomeno“.
No, cari miei, noi a questa balla non ci crediamo.
Non sono stati sicuramente gli imbrogli che hanno costretto agli interventi legislativi perché sarebbe assurdo, sarebbe come gettare il bambino con l’acqua sporca. Invece diciamoci la verità: questo intervento sul Superbonus è stato reso obbligatorio dall’Unione Europea perché si stava creando una moneta fiscale. La libera circolazione di una moneta fiscale in questo caso non poteva essere bloccata dall’Unione Europea, perché non va contro il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (che prevede che la Banca centrale europea sia l’unica ad avere il diritto di emissione della moneta).
Lo Stato italiano non stava emettendo una nuova moneta, ma utilizzando i crediti fiscali come una sorta di moneta fiscale, come una sorta di moneta parallela. Aveva aggirato tutti i vincoli europei per immettere liquidità nell’economia italiana, soprattutto a vantaggio di specifici comparti che poi sono dei comparti trainanti.
Questo è stato il campanello d’allarme che è risuonato in Unione Europea, questo è quello che hanno voluto bloccare, per cui lì dove non hanno mai permesso la creazione dei minibot, così questa volta si sono trovati aggirati da un sistema che stava funzionando come moneta fiscale, come moneta parallela, ma senza andare contro i vincoli. E’ lì che è partito il diktat dell’UE, tant’è vero che si stanno appellando ad una questione unicamente contabile, soltanto contabile.
Un gioco delle tre carte che l’Unione Europea sta facendo per togliere una misura come il Superbonus che in qualche modo era riuscita a far arrivare soldi nell’economia reale senza che questi finissero nel computo del debito pubblico e senza creare una moneta vietata dai trattati europei. Eravamo riusciti a fare bingo e questo a me non lo toglie nessuno dalla testa.
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